Chiaramente sulla stregua del magnifico Alla ricerca di Nemo, la Pixar realizza il suo ennesimo piccolo capolavoro con Alla ricerca di Dory. Lati tecnici a parte, ormai giunti ad un grado di perfezione quasi incontrastabile, quest’opera ha un respiro davvero lunghissimo per ciò che concerne la capacità di comunicare i suoi contenuti. I messaggi che arrivano al pubblico sono molteplici e intensissimi. Centrale è sicuramente l’amore. L’amore che Dory dimostra nei confronti dei genitori e degli amici, che viene sempre ricambiato in maniera esplicita, spontanea. Impossibile, poi, non sottolineare l’importanza che si dà al lavoro di squadra, alla cooperazione tra i personaggi per raggiungere un obiettivo. Punto, questo, che sembra portarsi dietro una scia di sensibilità davvero magica e sorprendente. Ma tra gli aspetti più interessanti di quest’opera c’è indubitabilmente la memoria. I ricordi che Dory vive sporadicamente a causa della perdita di memoria a breve termine, ci permettono di rivalutarne la centralità. Il passato, i ricordi, o semplicemente i sogni, sono le nostre radici. Le radici ci danno identità; ci ricordano che siamo vivi.
Alla ricerca di Dory è uno di quei film d’animazione per piccoli, ma soprattutto per adulti. Attraverso le avventure in mare aperto di queste piccole e logorroiche creature marine è infatti possibile scovare tanti sprazzi di leggerezza. Quella leggerezza che è anche istintività oppure voglia di evadere da un presente sicuro ma banale e noioso, per lanciarsi invece a cuore aperto anche nei contesti che possono apparirci più tenebrosi e scomodi.
Che cos’è quindi, questo film, se non un geniale inno alla libertà?
Luca Di Dio