Serata sotto l’incubo della pioggia quella di ieri sera all’isola del Cinema all’Isola Tiberina dove è in corso dal 14 giugno il festival, diretto da Giorgio Ginori, che è giunto quest’anno alla sua XXIV edizione, e che avrà termine il prossimo 2 settembre; l’iniziativa fa parte del programma dell’Estate Romana promossa da Roma Capitale Assessorato alla Crescita Culturale e realizzata in collaborazione con SIAE e si avvale dei patrocini di UNESCO, del Ministero degli Affari Esteri, del Ministero dei Beni e delle Attività Culturali, della Regione Lazio, della Bibliotece di Roma, dell’Agenzia Nazionale del Turismo, della Comunità di Sant’Egidio, dell’Ospedale Fatebenefratelli e del Pitigliani – Centro Ebraico Italiano.
Eppure, malgrado la minaccia del tempo atmosferico, la proiezione di un film innovativo quale è “ Ammore e Malavita “ si è tenuta ed anche con notevole concorso di un pubblico affascinato dalla fantasmagoria di luci che circondano entrambe le due rive del Tevere che si affacciano sull’Isola Tiberina e che concorrono ad accendere uno spunto perché i romani e non solo possano trascorrere una bella serata anche approfittando delle occasioni gastronomiche che l’organizzazione offre..
Che l’amore, sotto una qualunque sua manifestazione, sia il motore della vita è cosa ormai nota ed assimilata da ognuno di noi e che una storia d’amore e di malavita, per lo più ambientata a Napoli sia una storia da seguire con profonda attenzione è un fatto altrettanto acquisito.
Ammore e malavita è la storia di due ragazzi, uno malavitoso ( Ciro, un impegnatissimo Giampaolo Morelli ) e l’altra
Ciro è incaricato di eliminarla perché ha visto qualcosa che non avrebbe dovuto vedere e quando dovrebbe passare all’azione incrocia il volto dell’infermiera, un suo amore adolescenziale che non ha mai dimenticato e dal quale non è mai stato dimenticato; colpo di fulmine e relativa nascita di problemi, particolarmente per Ciro che non intende dimenticare Fatima.
Il malavitoso deve scegliere, inevitabilmente, tra far fuori Fatima o dedicarsi al loro amore, tradendo però il suo capo
Una vera e propria “ sceneggiata “ che, però, non ha la pretesa di far storia e che non intende affermare che “ a Napoli succede questo “, anzi è una sceneggiata in grado di esaltare quel messaggio culturale che malgrado tutti i suoi problemi ispira grazie alla sua notevole carica di umanità.
Per i Manetti Bros. il film costituisce una scelta nuova perché è in effetti una visitazione del genere musicale ( loro che sono i maestri del noir criminale ) dopo che pellicole del genere di La La Land hanno rilanciato, ma non troppo, il genere; ben quindici sono i brani musicali che accompagnano lo svolgimento della storia, tutti scritti da Nelson e con musiche di Pivio e di Aldo De Scalzi; tra questi se ne evidenzia uno in particolare, “ L’amore ritrovato “ magistralmente cantato ed eseguito da Serena Rossi che non è nuova ad esibizioni del genere; anche Carlo Buccirosso e Giampaolo Morellii, oltre che a Claudia Gerini, fanno la loro parte in quanto ad esibizioni musical canore.
Bravi tutti gli interpreti, ma vale la pena di evidenziare che la vera protagonista della storia è una meravigliosa Napoli della quale il film ci fa quasi dimenticare alcuni aspetti cupi che vengono abilmente sopraffatti con una sceneggiatura che lascia il campo, fino all’ultimo, a sorprese ed a notevoli emozioni.