Chagall, Warhol&Friends, Pollok, Escher, Van Dyck sono tra gli autori che Arthemisia ha scelto per organizzare alcune grandi mostre che saranno le protagoniste dell’autunno 2018/2019.
Ma non solo: la mostra espone anche storie di eccessi, trasgressione e mondanità con i protagonisti del vivacissimo clima artistico di una sempre nuova New York come Jean-Michel Basquiat (quest’anno è il trentennale della sua morte), Francesco Clemente, Keith Haring, Julian Schnabel e Jeff Koons. Di Andy Wharol saranno inoltre esposte 38 polaroid.
Andy Wharol, la vera essenza, sarà in mostra anche al Vittoriano di Roma, Ala Brasini, dal 3 ottobre con, un’esposizione interamente dedicata al suo mito realizzata in occasione del novantesimo anniversario della nascita.
La mostra parte dalle origini artistiche della Pop Art: nel 1962 quando il genio di Pittsburgh inizia ad usare la serigrafia e crea la serie Campbell’s Soup, minestre in scatola alla quale faranno seguito le serie su Elvis, su Marilyn,sulla Coca-Cola.
Oltre 170 le opere esposte che vogliono riassumere l’incredibile vita di un personaggio che ha cambiato per sempre i connotati non solo del mondo dell’arte ma anche della musica, del cinema e della moda, tracciando un percorso nuovo e originale che ha stravolto in maniera radicale qualunque definizione estetica precedente.
La mostra accoglie uno dei nuclei più preziosi della collezione del Whitney Museum di New York consentendo a Jackson Pollock, Mark Rothko, Willem de Kooning, Franz Kline e molti altri rappresentati della Scuola di New York di invadere Roma con tutta l’energia e quel carattere di rottura che li decretò eterni e indimenticabili.
50 capolavori tra anticonformismo, introspezione psicologica e sperimentazione costituiscono le linee guida che accompagnano lo spettatore nel percorso della mostra e che potranno anche visionare il celebre Number 27, la grande tela di Pollock lunga oltre 3m resa iconica dal magistrale equilibrio fra le pennellate di nero e la fusione dei colori più chiari – colori vividi, armonia delle forme, soggetti e rappresentazioni astratte immergono gli osservatori in un contesto artistico magnifico: l’espressionismo astratto.
200 le opere esposte che rappresentano l’influenza dell’artista sulle generazioni successive, dai dischi ai fumetti, dalla pubblicità al cinema.
La mostra, promossa dall’Assessorato alla Cultura e al Turismo del Comune di Napoli, è prodotta e organizzata dal Gruppo Arthemisia in collaborazione con la M.C. Escher Foundation e curata da Mark Veldhuysen e Federico Giudiceandrea.
Attraverso un percorso espositivo che si dispiega in quattro sezioni e oltre 50 opere la mostra evidenzia l’esclusivo rapporto che Van Dyck ebbe con le corti più autorevoli – italiane ed europee – per le quali dipinse innumerevoli ritratti, capolavori unici per elaborazione formale, qualità cromatica, eleganza e dovizia nella riproduzione dei particolari.
La mostra è organizzata dal Ministero dei Beni e delle Attività Culturali, Musei Reali di Torino e Gruppo Arthemisia, con il patrocinio della Regione Piemonte e della Città di Torino.
La cura dell’esposizione è affidata ad Annamaria Bava e Maria Grazia Bernardini e ad un prestigioso comitato scientifico, composto da alcuni tra i più noti studiosi di Van Dyck quali Susan J. Barnes, Piero Boccardo e Christopher Brown.