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Dal 5 ottobre al cinema “Nata per te”, il film “propaganda” sui diritti LGTBQ+

C’è il canto libero di Lucio Battisti, c’è la drag queen che si esibisce e il calore di Napoli e delle sue “famiglie larghe” sempre presenti. Soprattutto c’è una neonata down che nessuna coppia vuole adottare ma che diventa l’àncora di salvezza per un omosessuale, ex seminarista, dedito al volontariato. C’è tutto questo e molto altro ancora nel film “Nata per te” che dal 5 ottobre sarà distribuito nelle sale cinematografiche grazie all’impegno di Vision Distribution e alla produzione di Cattleya e Bartlebyfilm.

Un film-manifesto, di propaganda (nel senso genuino del termine) sui diritti LGTBQ+ che racconta la vita di Luca Trapanese, assessore alle politiche sociali del Comune di Napoli che per primo in Italia ha adottato una bambina con la sindrome di down da single e omossessuale.

Un film che parla di diritti che dovrebbero “essere acquisiti e non concessi”, che mette in evidenza come su questa tema “l’Italia non sia la Svezia” ma sul quale c’è la speranza di un cambiamento. D’altra parte se l’uomo è arrivato fino a Marte con una sua missione, non sarà possibile che anche l’adozione di un bambino possa essere a beneficio anche degli omosessuali?

Tema spinoso certo, interpretato con carisma da Pierluigi Gigante, attore classe 1992 originario di Salerno che trova sponda nella sua “battaglia” in un’avvocatessa che ha il volto di Teresa Saponangelo (vincitrice del David di Donatello come migliore attrice non protagonista per “È stata la mano di Dio”) e alla fine anche nel giudice che ha il volto di Barbora Bobulova sempre più brava in ruoli che sembrano essere scritti per lei (basta ricordarla nel “Sol dell’Avvenire” di Nanni Moretti).

Nel cast anche Alessandro Piavani (già nella serie tv “Blocco 181”), Antonia Truppo (due volte vincitrice del David di Donatello per la migliore attrice non protagonista) e con la partecipazione speciale di Iaia Forte che recita il ruolo della madre del protagonista.

Un film che nelle intenzioni del regista, Fabio Mollo – già autore di “Il Sud è niente” e “Il Padre d’Italia” – è soprattutto una “storia d’amore” tra Luca e Alba (così è stata ribattezzata la bimba che nessuno voleva). Un film ben girato, emozionante ma che certamente si porterà dietro diverse polemiche anche perché le adozioni dei figli nel nostro Paese non sono “facili” neanche per le coppie eterosessuali.

Per il periodo storico, politico e cinematografico in cui viviamo – ha detto il regista – riuscire a fare questo lungometraggio è stato un grandissimo privilegio, un atto di resistenza e di coraggio“.

Tutto bene, quindi? Non esattamente. A sintetizzare bene il messaggio del film è allora Giulia Calenda, una delle sceneggiatrici: “Anche se in teoria Luca e Alba erano una coppia perfetta, per qualche follia non potevano essere una famiglia. La famiglia non è solo quella biologica, ce n’è anche una “logica”. C’è un gruppo di persone attorno a questa bambina, che la ama. Tutti i personaggi sono stati curati, non ci sono personaggi maggiori o minori. Non sapevamo chi avrebbe interpretato ciascun personaggio, e gli attori hanno reso il tutto tridimensionale e sfumato”.

Bisogna solo vedere se l’Italia è un Paese che sogna di arrivare fino a Marte o si è fermata allo sbarco sulla Luna del secolo scorso.