Christine “Lady Bird”(una strepitosa Saoirse Ronan) è una giovane studentessa della cattolicissima Sacramento in procinto di diplomarsi. E’ una ragazza svampita, ma brillante. Si misura con le sue prime cotte, i cambiamenti improvvisi di amicizie e nuove conoscenze. Di altri e di se stessa, soprattutto. Molto complice il padre, più coriaceo il rapporto che ha con la madre. Il suo sogno è trasferirsi a New York, per studiare in una facoltà prestigiosa.
Il primo impatto è di avere di fronte un teen movie di buona fattura, ma senza grossi colpi di scena o particolari elementi originali. Una storia vista e rivista che fa l’occhiolino al Wes Anderson di Moonrise Kingdom e al Linklater più indie. Più si va avanti, però, è più Lady Bird ci costringe all’immedesimazione. Un personaggio, il suo, che vive di disorientamento; di problemi legati all’approccio con l’altro sesso, ma anche di ambizioni e ribellioni interiori. Un film che tocca in modo grazioso e sottile la quotidianità all’interno del nucleo familiare. Un padre più accondiscendente e permissivo, che bussa alla porta prima di invadere la privacy della figlia. Una mamma rigida, spigolosa, che usa spesso toni ammonitori ma che sa essere protettiva e attenta. Ma la Gerwig racconta con delicatezza anche la crisi della middle-class americana. Lo fa con toni leggeri, poco invadenti e mai retorici, ma in numerose sequenze è palese il tentativo della regista di dare rilievo alle difficoltà economiche in cui versa la famiglia e l’innocente tendenza al risparmio materiale. Profondamente intelligente e a volte spietatamente cinico Lady Bird è un’opera che sa farsi amare nella sua interezza. Si sorride di momenti grotteschi, ma ci si commuove, in fondo, anche per un semplice “Ti voglio bene mamma”.
Luca Di Dio