Introduzione:
Inizio la mia introduzione al film “Spotlight” con queste citazioni del padre del giornalismo moderno, Joseph Pulitzer, proprio perché se avesse potuto vedere il film di Thomas McCarthy, avrebbe certamente detto ai suoi tantissimi allievi: “E’ così che bisogna fare il giornalista d’inchiesta per scoprire la verità e raccontarla ai vostri lettori! I giornalisti di “Spotlight” che avete visto nel film, la squadra di giornalisti d’inchiesta del “Globo of Boston, sono quei giornalisti veri come li intendo io: giornalisti con moralità, con un istinto innato per la ricerca della verità, e con una forza e una tenacia che non li ha mai abbattuti di fronte a nessun ostacolo, di fonte a nessuna tentazione di impopolarità, di fronte a nessuna minaccia diretta o indiretta, perché la ricerca della verità per un giornalista vero, è tutto, è la sua vita, è la sua etica, è la sua fede, è la sua moralità.” Ecco cosa immagino avrebbe detto Joseph Pulitzer alla fine del film “Spotlight” ai suoi allievi e a tutto il mondo della cultura e della politica.
RECENSIONE:
I racconti delle vittime delle violenze sessuali subite dai talari della Chiesa Cattolica Romana di Boston sono semplicemente psicologicamente devastanti per lo spettatore che li ascolta e non si protegge efficacemente con meccanismi di difesa estraneanti: “Io sono stato una delle vittima sessuali del Prete del mio quartiere. Io avevo fiducia in lui perché mia madre, che era vedova, mi ha affidato a lui per andare in Chiesa. Ma lui non pregava per me, lui predava di me!“. E un’altra vittima ancora “Quando sei figlio di una famiglia povera, bisognosa, e il prete della tua parrocchia viene a trovarti a casa, lo vedi come se fosse Dio in persona che ti viene a trovare. E Dio può fare tutto. Ricordo che mia madre era felice e gli offrì il tè e dei biscotti. Lui mi chiese se volevo un gelato ed io dissi di sì. Mi madre era stata abbandonata da mio padre tanti anni prima e vivevamo soli e con pochissimi soldi. Il prete mi accompagnò in macchina, salimmo e mi portò in gelateria, lì mi comprò un gelato. Risalimmo in auto per tornare a casa e cominciò a parlarmi. Poi poggiò la sua mano sulla mia gamba. Io rimasi prima sorpreso, poi immobile e con il gelato tenuto in mano che si scioglieva lentamente. La sua mano saliva lenta verso l’inguine mentre lui parlava. Poi mi sbottonò i pantaloni e lo prese in mano, me lo accarezzava e me lo stringeva. Io ero terrorizzato e rimasi immobile. Ricordo solo che il gelato si sciolse tutto colandomi dappertutto. Quello fu il primo incontro col prete, poi ce ne furono tanti altri nei quali abusò di me sessualmente.” Sono solo alcuni dei racconti che sentirete nel film raccolti dai giornalisti di “Spotlight”, gli straordinari attori: Liev Schreiber, Mark Ruffalo, Michael Keaton, Rachel McAdams, John Slattery, Brian d’Arcy James.
La mia recensione finisce qui, ma continua con un post scriptum che vi racconterà di un’altra grandissima opera cinematografica sul tema dell’abuso sessuale a danno di minori, un film-documentario che ha avuto la sola sfortuna di non uscire ed essere proiettato sui grandi schermi del mondo intero, solo perché Dio non aveva ancora scelto come suo supremo rappresentante terreno Papa Francesco.
POST SCRIPTUM:
“Mea Maxima Culpa” di Alex Gibney (2012) – recensione di Andrea Giostra.
1950, 1951, 1952, 1953, 1954, 1955, 1956, 1957, 1958, 1959, 1960, 1961, 1962, 1963, 1964, 1965, 1966, 1967, 1968, 1969, 1970, 1971, 1972, 1973, 1974, sono i lunghissimi e terrificanti venticinque anni in cui Padre Lawrence Murphy, all’interno delle mura della “casa di Dio”, ha sistematicamente violentato ed abusato sessualmente di oltre duecento bambini.
Padre Lawrence Murphy, killer seriale di innocenze e di purezze di centinaia di bambini, ha scelto quali luoghi dei suoi efferati e indegni delitti, gli uffici, i confessionali, i dormitori della “casa di Dio”.
Padre Lawrence Murphy non ha mai subìto alcun processo penale durante la sua vita terrena.
Padre Lawrence Murphy non ha mai subìto alcun processo canonico durante la sua vita terrena.
Padre Lawrence Murphy è morto di morte naturale “in pace” con addosso l’abito talare della Chiesa Cattolica Romana.
Alex Gibney con il suo film-documentario raccoglie le testimonianze agghiaccianti e sconvolgenti di quattro dei bambini di allora: Terry, Gary, Pat e Arthur, oggi adulti che portano dentro un dolore immenso e devastante gridato e denunciato al Vaticano con centinaia di lettere e con migliaia di volantini.
Alex Gibney con il suo film-documentario dimostra nel 2012, la copertura sistematica e consolidata della Santa Sede.
Alex Gibney con il suo film-documentario racconta le storie criminali di Padre Murphy, di Padre Walsh, di Padre Marcial Maciel, e di tutti i “criminali-preti-talari” che come loro hanno tradito Dio.
Alex Gibney con il suo film-documentario dà finalmente voce alle migliaia di bambini di tutto il mondo che hanno subìto violenza sessuale e abusi da parte di “preti-talari-traditori”.
Alex Gibney con il suo film-documentario illustra l’ampio e dettagliato dossier, di oltre diecimila pagine, presentato dalla SNAP (Survivors Network of those Abused by Priests) e dalla O.N.G. americana “Center for Costitutional Rights”, alla Corte Penale Internazionale dell’Aja, che accusa il Vaticano, i suoi vertici e Papa Benedetto XVI (oggi dimissionario) per “crimini contro l’umanità per aver coperto i reati di pedofilia di tantissimi preti della Chiesa Cattolica Romana”.
Potrà mai Dio perdonare questi luridi e putridi carnefici che hanno utilizzato il nome di Dio per uccidere impuniti candide e luminose anime di bambini?
Potrà mai Dio ridare l’innocenza e la purezza divina a tutti i bambini martoriati e violentati nell’anima, nel cuore, nella fiducia, nella speranza da chi avrebbe dovuto proteggerli?
Quello che certamente sappiamo, perché è scritto nel Vangelo secondo Marco, Cap. 10,13-16, è che: Gesù si indignò nel vedere i suoi discepoli “colpevoli” di avere semplicemente rimproverato alcuni bambini che cercavano di avvicinarsi a lui per toccarlo, per ricevere le sue carezza e la sua benedizione. Allora irritato e con fermezza gridò loro: «Lasciate che i bambini vengano a me, non glielo impedite: a chi è come loro infatti appartiene il regno di Dio. In verità io vi dico: chi non accoglie il regno di Dio come lo accoglie un bambino, non entrerà in esso». E, prendendoli tra le braccia, li benediceva, imponendo le mani su di loro.
N.B. – Questa è la recensione integrale scritta da Andrea Giostra del Film “Spotlight” (2015) di Thomas McCarthy, di cui uno stralcio è stato pubblicato da “La Repubblica” Palermo, alla pag. XI “Spettacoli, Cultura, Sport”, di Domenica 13 marzo 2016.