Ambientato immediatamente dopo Avengers Endgame, Spider-Man: Far From Home si mostra come un film molto diverso rispetto all’epica coatta ed iperbolica dei Fratelli Russo, riportando il cinefumetto ad una dimensione più scanzonata ed umana, e, almeno per chi scrive, più equilibrata e divertente. In sostanza migliore.
Reduce dal titubante esordio nei blockbuster ad alto budget proprio con il precedente Spider-Man: Homecoming (2017), Watts qui sembra essere maturato nella padronanza del genere, riuscendo così ad evitare i più grossi limiti del precedente film, cioè il ritmo noioso ed un villain cinematograficamente “debole” (che nel genere superoistico quasi sempre è un suicidio), per offrire una pellicola ora sempre coinvolgente. Watts, però, invece di “over” reagire a queste critiche (com’è accaduto, ad esempio, a Michael Dougherty con il recente Godzilla King of the Monsters), ha scelto di mantenere il taglio di adventure-comedy giovanilisica che contraddistingueva Homecoming, ma dotandolo di un ritmo migliore, un villain finalmente all’altezza, adeguatamente tridimensionale, e delle scene d’azione più avvincenti. Tutto in Spider-Man: Far From Home sembra come essersi come votato ad evitare gli eccessi – in negativo – degli ultimi cinefumetti Marvel: dal demenziale con cui si è affrontato Thor in Ragnarok alla tronfia magniloquenza di Endgame, passando per la critica sociale, talvolta forzata, di un Black Panter o di un Captain Marvel.
Spider-Man: Far From Home non è, però, un film esente da difetti. Innanzitutto per chi conosce i personaggi del fumetto il colpo di scena non potrà che risultare telefonato; peraltro lo stesso colpo di scena è stato anche spoilerato, almeno per i più attenti, dai vari trailer che si sono susseguiti. Sopratutto, però, a non convincere è che per l’ennesima volta negli ultimi anni, gli sceneggiatori decidono di far elaborare al “cattivo” un labirintico e machiavellico piano per ottenere ciò che (più o meno) già è in suo possesso. La caratterizzazione di Nick Fury – il più intelligente e furbo agente operativo dell’universo Marvel, sempre cinque passi avanti a chiunque altro – appare contrastante. Da una parte lo si presenta nella veste che abbiamo conosciuto nel primo Avengers, e non in quella – macchiettistica e demenziale – vista in Captain Marvel; dall’altra appare però ingenuo, quasi impreparato, facendosi “fregare” come un novellino da un “cattivo” che – non è chiaro perché – non avrebbe ispirato fiducia neanche a noi, figuriamoci a personaggi come Nick Fury, Maria Hill e l’intero SHIELD. Peraltro – non crediamo sia spoiler (quantomeno uno rilevante) – Fury viene a sapere che, in possesso di una sofisticatissima tecnologia Stark, Spider-Man l’ha utilizzata – seppur per errore – per cercare di far “assassinare” un suo compagno di classe. Ebbene cosa fa Fury, oltre a rimproverarlo? Nulla. Cioè non gliela toglie immediatamente, cosa che il Nick Fury che quasgli appassionati conoscono – anche qulleo del Cinematic Universe almeno fino a The Winter Soldier – avrebbe di certo fatto. In ultimo – a parte alcune incongruenze nella continuity, ad esempio dov’era EDITH durante lo scontro finale di Endgame? -, la seconda parte, quella più action, in alcuni casi è così concitata da esserci risultata al limite dell confusione.
Spider-Man: Far From Home riporta il cinefumetto ad una dimensione più genuina, quella che non vuole far entrare lo spettatore in sala con la speranza di essere trasformato da chissà quale rivelazione estetica e sociale e poi vederlo uscire deluso da quella che spesso si rivela essere semplicemente una presa in giro, ma vuole, invece, “soltanto” vederlo andare via autenticamente divertito.
E Spider-Man: Far From Home è un film autenticamente divertente che uscirà oggi nelle sale.