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“El Paraíso” non può attendere, dopo Venezia arriva al cinema il nuovo film con Edoardo Pesce

El Paraìso recensione

“El Paraíso” non può attendere, dopo Venezia arriva al cinema il nuovo film con Edoardo Pesce

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“El Paraíso” non può attendere, dopo Venezia arriva al cinema il 6 giugno il nuovo film con Edoardo Pesce
Recensione di Giancarlo Salemi

Il cordone ombelicale che non si spezza, il rapporto madre-figlio che degenera quando lui cerca di spiccare il volo ma alla fine resta intrappolato proprio da quei legami familiari che non si possono rescindere. È una bella sorpresa, con una scrittura coinvolgente e molto latina, il film “El Paraiso” interpretato da un Edoardo Pesce in ottima forma e che sarà distribuito nelle sale cinematografiche dal 6 giugno da Wonder Pictures.
Il film, diretto da Enrico Maria Artiale ha avuto una gestazione lunga, quasi sette anni, ma alla fine ha avuto i giusti riconoscimenti: premiato a Venezia nella sezione “Orizzonti” per la migliore sceneggiatura e interpretazione femminile, insieme al Premio Arca – Cinema Giovani.
Nel film, Margarita Rosa De Francisco, star della televisione colombiana, interpreta una madre tossicodipendente che tiene stretta a se’ il suo unico figlio Julio, interpretato dall’attore romano. Per la donna, il ragazzo assume quasi il ruolo di un marito e la sua presenza oppressiva gli impedisce di crescere e di diventare un uomo indipendente. Pesce, che ha contribuito all’idea originale della sceneggiatura, si trova in un conflitto interiore tra il desiderio di emanciparsi e il profondo bisogno di rimanere legato a sua madre, verso la quale nutre comunque compassione e amore.
Il film ha diverse chiavi di lettura, oltre al rapporto madre-figlio, c’è quello della ricerca dell’amore “puro” e anche il desiderio di fuggire, di trovare il proprio Paraiso al di là della propria comfort zone. A costo di dover prendere per la prima volta l’aereo e fuggire fino in Colombia.
“Il film nasce da un lungo processo biografico e artistico – ha raccontato il regista in un incontro con la stampa al Cinema Troisi – intrapreso durante la creazione del documentario Saro e incentrato sul mio primo e unico incontro con mio padre, avvenuto quando avevo venticinque anni. Inizialmente, il mio obiettivo era cercare di capire perché lui non ne ha voluto sapere di me per tanto tempo, ma nel processo di elaborazione degli eventi ho compreso soprattutto il rapporto tra me e mia madre. Quindi quell’esperienza mi ha lasciato il desiderio, ma anche l’esigenza, di approfondirlo e accettarlo”.
Con El Paraíso il regista ci trasporta in un rapporto soffocante, dove il litorale romano sembra quasi una città sudamericana anche per via dei dialoghi che sono misto creativo di romanesco e spagnolo. Il film ci ricorda anche il dramma dei “muli”, i corrieri del narcotraffico che trasportano droga attraverso i confini internazionali, nascondendola all’interno del proprio corpo con degli ovuli che possono portare anche alla morte. Qui la mula è Ines (Maria del Rosario), una giovane colombiana che una volta arrivata a Roma espelle gli ovuli di cocaina che ha ingerito, aiutata proprio da Julio. Lei potrebbe essere il suo riscatto ma il sogno di infrange per la prepotenza di sua madre e così Julio “impazzisce” fino al punto che alla fine perderà tutto. O quasi.

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