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Esce in Italia il 26 febbraio “Il mio corpo “, di Michele Pennetta, finalista ai nastri d’Argento

Dopo il successo dell’anteprima ad Alice nella Città, dove si è aggiudicato il Premio Raffaella Fioretta, la presentazione in concorso, in anteprima mondiale a Visions du Réel, la selezione a Cannes nella sezione di ACID, la vittoria ai Sima – Social Impact Media Awards per Best Cinematography e Best Stylistic Achievement, esce in Italia il fil di Michele Pennetta che è stato, inoltre, selezionato tra i finalisti dei Nastri d’Argento per la sezione Cinema del reale.

Il film sarà disponibile on demand il 26 febbraio sulle piattaforme Zalabb, #iorestoinSALA, CG Digital e dal 18 marzo su Chili e, successivamente; è previsto anche un tour di proiezioni in sala accompagnate dal regista nei cinema tradizionalmente più attenti ai film indipendenti e d’autore, e nei circuiti d’essai.

Il Mio Corpo ha iniziato il suo percorso all’estero con una distribuzione internazionale nelle sale in Francia, Svizzera, Inghilterra e Irlanda e in numerosi festival.

Venerdì 26 febbraio alle 19.00 appuntamento con il regista Michele Pennetta per la presentazione del film in diretta streaming su ZalABB, promotore dell’iniziativa, e sulla piattaforma #iorestoinSALA. A presentarlo il critico e direttore del festival di Locarno Giona Nazzaro che dialogherà con il regista Michele Pennetta, il direttore della fotografia Paolo Ferrari e il produttore Giovanni Pompili. A introdurre Maud Corino, responsabile distribuzione di ZaLab.

Il lavoro di Pennetta è interamente ambientato nell’entroterra siciliano: Oscar, poco più che bambino, recupera la ferraglia per suo padre che si occupa di rivenderla. Passa la sua vita tra le discariche abusive dove i rottami sedimentano. Agli antipodi, ma giusto accanto, c’è Stanley. Fa le pulizie nella chiesa del villaggio in cambio d’ospitalità e un po’ di cibo. Coglie la frutta nei campi e accompagna il bestiame al pascolo, solo per tenere occupato il suo corpo venuto da lontano. Tra Oscar, il piccolo siciliano, e Staney, il nigeriano, nessuna similitudine apparente, salvo il sentimento di essere stati buttati in pasto al mondo, di subire lo stesso rifiuto, la stessa ondata soffocante di scelte fatte dagli altri.