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Esclusiva-Ellynora: “Gli Stati Uniti mi hanno formato, in Italia si ha troppa paura a proporre i giovani”

Esclusiva-Ellynora: “Gli Stati Uniti mi hanno formato, in Italia si ha troppa paura a proporre i giovani”

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ELLYNORA nasce a Roma il 28 agosto del 1994. Da sempre amante della musica, inizia a studiare canto all’età di 14 anni. A soli 19 anni lascia l’Italia per trasferirsi prima a New York e poi a Los Angeles, iniziando a scrivere i primi brani, mischiando inglese, spagnolo e italiano. Il debutto in lingua italiana avviene sul palco del Festival Show con il singolo “Zingara”, un brano che rappresenta uno “stato mentale” con il quale Ellynora vince la rassegna il 7 settembre 2019. Nel 2020 l’artista vince il Primo Maggio Next, prendendo così parte al Concerto del Primo Maggio su Rai 3.

 

Il concept del progetto s’incentra sull’unione di due mondi: quello dei suoni elettronici dell’attualità, derivanti dall’esperienza maturata in America e quello delle melodie e strumenti popolari del passato, derivanti invece dalle origini partenopee di Ellynora. La stessa presenza di rimandi al passato in chiave moderna possiamo ritrovarla nello stile e nell’estetica delle immagini e dei suoi video. I testi delle canzoni spesso raccontano la realtà tramite storie, favole o leggende.

Con l’hashtag #GirlsCanDoAnything, Ellynora si fa portavoce d’importanti messaggi legati all’empowerment femminile.

Voglio cominciare dalla tua voglia di fare musica: ci racconti i tuoi inizi e delle differenze
secondo te, vista la tua esperienza negli USA, tra musica italiana e quella americana ?

“Su questo argomento potrei dilungarmi per ore ma cerco di essere sintetica. Una delle maggiori
differenze che ho riscontrato è stata L’apertura e il maggior interesse verso tutto ciò che è
sperimentazione piuttosto che cercare di copiare ciò che già esiste.
In Italia ci sono un numero enorme di artisti talentuosi ed unici nel loro genere ma non si è mai il
coraggio di supportarli quando sono all’inizio specialmente se non collocabili in un mercato già
esistente.
Credo che in Italia si aspetti sempre di vedere la novità all’estero per poi ricrearne una brutta
copia nel nostro paese. Potremmo essere noi avanguardisti e invece aspettiamo che lo facciano gli altri prima di noi. Per quanto riguarda gli inizi mi sono trasferita in America che neanche parlavo inglese ed in sei mesi sono riuscita ad integrarmi e pian piano ad aprire la mente. È stata una grande sfida ma forse una delle più belle della mia vita”

Nel 2018 un incontro fondamentale per la tua carriera: LLCool J, uno dei rapper più famosi
al mondo. Che ricordi hai di lui e cosa ti ha insegnato ?

“Bel ricordo tante cose di quell’esperienza. Ricordo di essere stata L’unica ragazza considerata “bianca” ad essere scelta per il lavoro. Per me è stata una grande responsabilità ed un grande
onore poter rappresentare una ragazza del Bronx degli anni 90 della scena Hip Hop americana.
Un altro ricordo che mi fa particolarmente sorridere è stata la chiacchierata che ho avuto con
Todd proprio a a fine lavoro. Mi chiese la provenienza perché non riusciva a capire, gli dissi che ero
italiana e lui mi chiese di dove precisamente, gli dissi che ero nata a Roma ma che la mia famiglia
era napoletana. A quel punto, da cliché, mi tira fuori Gomorra e Scampia e mi dice:
“Oh now it all makes sense, that’s where all that swag and attitude come from!”.
In pratica mi diceva che è grazie alle mie origini che ho l’attitudine che serviva”

3 ) Veniamo ai giorni nostri: “Mayday”, amore e ossessione in un disco. Ma nella vita possono andare a braccetto o no ?

“Credo che un amore sano non posso andare di pari passo con un’ossessione. Un amore pulito è in
grado di lasciar andare se questo vuol dire rendere felice la persona amata, ma un’ossessione è
un’ossessione e a meno che non vi si metta un freno è puramente personale ed egoistica”

Quali sono i tuoi progetti per il 2022 ?

“Adesso che le cose si stanno un po’ sbloccando ho in progetto di tornare a viaggiare e dedicarmi
ad entrambi i miei progetti,sia in lingua italiana/spagnola che quello in lingua inglese negli Stati
Uniti”

 

 

 

Massimiliano Alvino

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