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“Il mio Testimone di Nozze” il bianco e il nero del matrimonio

Il mio Testimone di Nozze
Il mio Testimone di Nozze
Il mio Testimone di Nozze

“IL MIO TESTIMONE DI NOZZE”, IL BIANCO ED IL NERO DEL MATRIMONIO
L’ennesima commedia che ha per argomento il matrimonio è in scena nella deliziosa bomboniera del Brancaccino, un teatro che ha visto formarsi una quantità di attori noti, primo fra tutti Gigi Proietti, e che stavolta mette in scena, in forma autoprodotta da parte di un ben congegnato gruppo di attori giovani, una vivace piéce teatrale quasi in bianco e nero ma che finisce a colori.
Il paragone con i colori non è per caso: anche la scenografia, opera di uno splendido Marco Raparelli, è in bianco e nero, di ispirazione fumettistica, ma nello svolgersi tambureggiante dello spettacolo cambia colore, proprio come un matrimonio perchè il grigiore tipico di un matrimonio stereotipato nel corso dello svolgersi della commedia di Jean_luc Lemoine assume colori gioiosi, vivaci, brillanti ed appropriati.
Due coppie: una in procinto di sposarsi ( Benny e Lili ) contro Thomas e Elynea, questi ultimi candidati alla carica di testimoni degli sposi: una coppia ormai consolidata la prima ed una non propriamente formata ma che porta dentro rimorsi ed illusioni la seconda, dolori nascosti per non cadere nel mondo dell’insicurezza al quale sembrano inevitabilmente condannati.
Benny è chiuso nelle sue certezze, pieno d’amore al quale affida tutto se stesso, Lily è il suo contrario: sfrontata, acida, pungente ma estremamente sfortunata ed il contatto con l’altra coppia provoca un delicato incontro di simpatiche battute, di introversioni psicologiche dei quattro protagonisti che rispondono ai nomi di Marco Fiorini, bravissimo nei panni di Benny, Siddartha Prestinari che è la splendida e coraggiosa Lily, Alberto Bognani che interpreta il confusionario Thomas e Monica Volpe che veste i panni di una insicura Elynea; i quattro, insieme, sono anche co-produttori di questo lavoro avvincente, pieno di significati apparentemente nascosti ma effettivamente gelosamente custoditi all’interno di ognuno di loro.
I quattro, insieme, riescono a dare impulso ad un lavoro che nella sua prima parte appare un tantino incerto, leggermente confuso che tarda a prendere quota perché la parte psicologica della commedia appare forse un pò troppo accentuata ed affidata soltanto a scambi acerbi, ma comici anche, di battute tra i due promessi sposi; molto più aggressiva e veramente divertente la seconda parte dello spettacolo con diversi ed inaspettati colpi di scena in grado di generare una notevole dose di ilarità; soprattutto le riflessioni su che cosa è l’amore e sulle conseguenze del matrimonio qualificano enormemente l’intera commedia che resterà in scena in quel gioiello di teatro che è il Brancaccino fino a tutto il prossimo 26 ottobre.
La perfetta regia è di un bravissimo Pino Quartullo, che nel Brancaccino si è formato e che è stato bravo a dare l’idea dell’amicizia tradita, del grigio che viene invaso dal colore, dei preparativi di un matrimonio; egli stesso descrive come il prorompente intervento nella vicenda narrata di elementi quali il nuovo, la tentazione, il demonio, la vita, la falsità riescono a dare a questo lavoro, del quale raccomandiamo la visione, il carattere intrinseco di quando scegliamo e/o cambiamo il nostro destino attraverso la decisione di convolare a nozze.