ARTE ANTEPRIME FILM CINE&TURISMO CINEMA INTERVISTE LIBERAMENTE LIBRI LO SAPEVATE CHE... MODA E TENDENZE MUSICA NEWS RECENSIONI FILM RECENSIONI SR E JR RUBRICHE TEATRO TV
Caricamento in corso

Recensione: Black Sea, coraggio e avventura fino al sacrificio estremo

Recensione: Black Sea, coraggio e avventura fino al sacrificio estremo

Condividi questo articolo:

BLACK SEA di Kevin Macdonald. Recensione di MK, in sala dal 9 aprile 2015

Film d’azione e d’avventura, in cui dei rifiutati dalla società perchè vecchi o ormai disoccupati, che in giovinezza hanno lavorato nei sommergibili, decidono di riscattarsi tentando il recupero di un bottino di guerra tedesco abbandonato in un sommergibile nel Mar Nero. La storia si svolge quasi tutta dentro questo sommergibile, ormai in disuso, che Robinson (Jude Law) recupera per la missione grazie ad un finanziamento che alla fine si rivelerà una trappola. Il concetto di trappola claustrofobica è la cifra del film dove l’equipaggio metà inglese metà russo finisce per combattere violentemente fino ad annientarsi a vicenda, nonostante ciò li porterà a non poter governare il sommergibile e fallire nella missione. Sentimenti molto poco nobili, tra cui il desiderio di ricchezza finirà per far quasi fallire la missione di Robinson, anche se alla fine si riscatterà nel sacrificio della sua vita. Il film stimola a ricordarci di altri famosi film sul tema dove il coraggio il desiderio di avventura e la paura della morte fanno da sottofondo. Ma questa è una umanità abbrutita, non dalla guerra, ma dalla condizione di emarginazione sociale di oggi e in questo il film tenta anche una analisi sociale. La storia scorre, anche se, volendo anche essere un film psicologico i tratti degli attori non sono particolarmente efficaci. Sembra quasi che il regista voglia dare volontariamente un quadro del degrado umano odierno che a parte il protagonista che si propone come un democratico, non riesce a riscattarsi perché accecato dalla cupidigia, dalla superstizione, ma anche da un razzismo strisciante. Curioso il fatto che viene messo in evidenza nel film che un “vergine “(Tobin) porti male in una nave o sommergibile che sia, ma dobbiamo crederci perchè la superstizione dei marinai è proverbiale, anche se noi, non marinai, non vi vediamo una spiegazione plausibile. Nell’ insieme un film che non lascia un segno particolare di spessore, anche se ci prova in tutti i modi.

Commento all'articolo