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“Io capitano” di Matteo Garrone: il dramma dei migranti a Venezia 80

“Io capitano” di Matteo Garrone: il dramma dei migranti a Venezia 80

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Proiettato in concorso oggi a Venezia 80 il nuovo film di Matteo Garrone.

 

La conferenza stampa di “Io capitano” a Venezia 80 (Foto di Massimo Nardin)

 

Una Sala Grande carica di emozione e partecipazione ha salutato ieri sera Matteo Garrone e il suo cast di attori non professionisti. Una “festa” totale, per tutti, senza barriere né personalità di spicco, che il regista ha voluto proseguisse sulle spiagge del Lido con un gruppo di musicisti che ha conquistato i presenti facendoli ballare per tutta la notte.

 

Matteo Garrone al termine della conferenza stampa (Foto di Massimo Nardin)

 

Un quartiere di Dakar povero ma colorato e in armonia, quello in cui sono cresciuti i cugini Seydou e Moussa. C’è un’ambizione che ha scavato e allargato giorno dopo giorno un solco tra loro e il resto della comunità: trasferirsi in Europa e diventare star musicali. A cominciare dall’amata madre, tutti sconsigliano loro di azzardare quel passo che potrebbe rivelarsi fatale. Seydou e Moussa sono però troppo determinati e, di nascosto, iniziano il
viaggio. Di cui vediamo – con necessario e illuminante didascalismo – le varie tappe, dalla preparazione sciamanica in città, al reclutamento del primo trasporto, al pellegrinaggio
attraverso l’insidioso e spietato deserto del Sahara… Fino alle prigioni libiche e il mare. Con una preziosa deviazione lavorativa che prepara l’intenso momento finale.
Matteo Garrone prosegue il nuovo corso della propria poetica, che, allo stesso tempo, affronta e distanzia i drammi più profondi per il tramite della fiaba. Una sospensione consustanziale a “Il racconto dei racconti” e “Pinocchio”, meno pervasiva in “Dogman”, e che qui avvolge un racconto costellato di accadimenti ai limiti dell’umano e desunto – come il film con Marcello Fonte ma stavolta con ripercussioni mondiali – direttamente
dall’esperienza reale.
Tanto che le parentele tra “Pinocchio” e “Io capitano”, tra le coppie Moussa-Seydou e Lucignolo-Pinocchio si fanno scoperte, con l’Europa Paese dei Balocchi tentatore, ambizione lontana che svela l’identità di coloro che ne sono sedotti.

 

La festa aperta a tutti di “Io capitano” (Foto di Massimo Nardin)

 

Per i quali, mai come in questo caso, il viaggio significa ben più della meta. Ecco la ragione per cui il film si conclude in mare, a pochi metri dalla riva, proprio nel momento in cui l’eroe diventa tale, facendosi carico della sofferenza e dei bisogni degli altri.
La forza e la debolezza del film sono le due facce della medesima medaglia, ossia dell’impostazione fiabesca di un dramma umanitario di spiazzante e destabilizzante concretezza. Una fiaba che non è polifonica come quella raccontata in “Il racconto dei racconti” ma che di quella stessa polifonia soffre, se, con questo termine, si indica qui l’attenzione alla diversità dei contesti e all’intreccio di situazioni e personaggi laterali. Ne esce un protagonista coerente nel proprio cammino ma, appunto, troppo “coerente”, leggero come la madre che fluttua con lui in sogno, lontano dai due poli estremi e dalla conseguente evoluzione che ne avrebbero fatto un eroe davvero completo e potente.

 

 

Con Matteo Garrone alla festa di “Io capitano” a Venezia 80

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