Home News Con tutto il cuore: la ” salemmiade ” del Prof. Ottavio Camaldoli

Con tutto il cuore: la ” salemmiade ” del Prof. Ottavio Camaldoli

Come pressoché in tutti i lavori di Vincenzo Salemme anche questa commedia di origine teatrale è ambientata a Napoli ed è intensamente intrisa di quella napoletanità grassa ed anche comicamente intrigante che sembra volersi ispirare ad analoghe scritture di origine estera, tipo malavita americana.

Stavolta Salemme interpreta il personaggio di un professore di lingue antiche, un uomo molto comune, appiattito alle regole di quel falso vivere civile che sono ormai del tutto dimenticate: è il professor Ottavio Camaldoli, malato di cuore ed in lista di attesa per il trapianto che, improvvisamente e senza sapere il perché si ritrova al primo posto della lista e, di conseguenza, in sala operatoria.

Prima, durante e dopo il trapianto il nostro professore ne vive di tutti i colori perché la madre di un malavitoso, violento e spregiudicato ma comunque figlio di mammà, dopo che il rispettatissimo e temuto suo rampollo, il boss Mangiacarne, è stato ucciso in un attentato, si inventa di trapiantare il cuore del figlio in un uomo qualunque affinché idealmente e concretamente l’anima del figlio continui a vivere, per vendicarsi dell’attentato subito,  nel corpo e nel carattere del trapiantato.

Dal momento che la commedia nasce come lavoro teatrale la sua trasposizione cinematografica, a dire il vero, appare leziosa anche se condita di simpatiche battute alla napoletana di per se assai divertenti ma isolate, in particolare da citare i dialoghi tra “ l’infermiere “  Giovanni ( un vero e proprio sfaticato napoletano, alquanto ignorante, che approfitta delle raccomandazioni per “ fare “ un mestiere in maniera  ” abusiva ” ).

L’ambientazione è ampia, favorita da una buona sceneggiatura ed il soggetto é divertente ma, paradossalmente, il lavoro rappresentato in teatro, in un ambiente ristretto e concentrato e non inquinato da tentazioni di genere cinematografico, rende senz’altro molto di più; il protagonista, autore e sceneggiatore appare come colui che cerca, ma non ne ha bisogno, una affermazione personale ed in effetti  il film può definirsi una vera e propria salemmeide tanto appare incentrato su di lui.

Non banale il soggetto, ottimi gli interpeti: oltre all’indubbiamente bravo Salemme tra i quali si evidenziano Cristina Donadio nelle vesti di Donna Carmela ( la madre del boss ) e Maurizio Casagrande ( un chirurgo indebitato e soggetto ad intimidazioni mafiose ), ma troppo ampia la versione cinematografica, a volte anche dispersiva tanto da non favorire la concentrazione dello spettatore che in certi momenti viene confuso da circonvoluzioni espressive esagerate; la rappresentazione dei personaggi è spesso azzeccata ma è altrettanto spesso viziata da banalità e da esagerazioni; Serena Autieri é Clelia ( la moglie separata dal professore trapiantato ); molto simpatico il personaggio, tipicamente intriso della inventiva napoletana, di Gelsomina ( la fantesca di casa Camaldoli ), interpretata dal un bravo Vincenzo Borrino che tale parte ha già rivestito in altre commedie dello stesso autore ( Una festa esagerata )

Nella considerazione, come affermato dallo stesso Salemme, che è assai complicato liberarsi dai vincoli dell’unità di tempo e di azione che effettivamente sono più congeniali al racconto teatrale che non all’ambientazione cinematografica, si potrebbe concludere che l’autore avrebbe ben dovuto tenerne conto perché, per come proposta, la visione del film rappresenta novanta minuti di relax da non confondersi, però, con la noia.