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“Diario di tonnara”, opera prima di Giovanni Zoppeddu nelle sale dal 6 aprile

L’opera prima, outsider e rivelazione della Festa del Cinema di Roma 2018, del giovane film maker Giovanni Zoppeddu, sarà nelle sale italiane dal prossimo 6 aprile.

Un film che si confronta con una materia di origine antichissima che giunge in sala con un tour di teniture e proiezioni-evento in tante città e nei luoghi protagonisti del film.

In “Diario di tonnara” Giovanni Zoppeddu, partendo dall’omonimo libro-diario del giornalista (e per anni lavoratore per le tonnare) Ninni Ravazza, si confronta con una dimensione narrativa antica come quella delle tonnare e dei tonnaroti: rappresentanti di un’epica secolare densa di saperi e storie, e di un’Italia scomparsa, dopo il ‘terremoto antropologico’ dell’industrializzazione, che ha reso un rito come la pesca del tonno un’attività intensiva e meccanizzata.

E si confronta il regista con un ‘cinema dei padri’ – grazie ai magnifici filmati dell’Archivio storico Luce: quello dei maestri del documentarismo italiano: De Seta, Quilici, Alliata, e altri grandi che hanno portato nel mondo per primi una scuola del cinema del reale italiano.

Un film che unisce magicamente un rito antico a uno sguardo contemporaneo, perché le tonnare scomparse sanno rivivere in inaspettate sacche di resistenza. E perché temi come il lavoro, la cura dell’ambiente, la qualità del nostro nutrimento e del mare, richiamano la nostra urgente cura e attenzione di sguardo.

“Diario di Tonnara” inizia oggi dal Catania Film Fest il suo viaggio in Italia, che lo porterà dal 6 aprile a Milano (Oberdan) poi a Roma (Nuovo Aquila), Torino, Firenze, e due specifici tour in Sicilia(Palermo, Agrigento, Catania, Trapani, Messina, Siracusa, Sciacca, Marsala) e Sardegna (Cagliari, Sassari, Nuoro, Oristano, Porto Rotondo, Alghero…), le isole che più immaginario nutrono nel film e nel mito delle tonnare italiane.

Una breve sinossi: la comunità dei pescatori di tonno, divisa tra pragmatismo del lavoro e tensione al sacro, trova espressione in questo film che è anche un inno alla fatica del vivere, oltre che alla naturale propensione di una comunità alla tradizione e al rito.

Rais, tonnare e tonnaroti rappresentano il centro da cui si dipanano i racconti di un tempo passato che grazie al potere del cinema riemerge magicamente dall’oblio.

Un documentario che si fa interprete di storie di mare, che sono della Sicilia e del mondo. E che attraverso le immagini di repertorio di maestri come De Seta, Quilici, Alliata, trattate con il rispetto della passione, racconta un pezzo profondo di storia del nostro cinema.

Un tempo e un cinema che a volte possiamo sentire perduti, e che invece questo film ci restituisce presenti, contemporanei, accanto a noi.