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Esclusiva-Roberto Fabbri: “La mia chitarra in giro per il mondo perchè la musica è cultura”

Esclusiva-Roberto Fabbri: “La mia chitarra in giro per il mondo perchè la musica è cultura”

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In esclusiva per i nostri lettori, abbiamo intervistato Roberto Fabbri.

Riconosciuto a livello internazionale come uno dei maggiori esponenti della chitarra classica contemporanea, Fabbri, alla carriera concertistica, ha da sempre affiancato una notevole attività editoriale, collaborando con numerose case editrici (Anthropos, Berben, Playgame, EMR, Warner Bros, Carisch). Le sue oltre 30 pubblicazioni per chitarra sono tradotte in cinque lingue, compreso il cinese, e distribuite in tutto il mondo dalla prestigiosa casa editrice italiana Carisch. Tiene regolarmente concerti e masterclasses, insieme a prestigiosi nomi del panorama chitarristico internazionale, nei più importanti festival chitarristici e nelle più note sale concertistiche d’Europa, Stati Uniti, Sud America, Russia ed Asia. È testimonial ufficiale della prestigiosa liuteria Ramirez. Roberto Fabbri è anche il direttore artistico dell’Accademia “Novamusica & Arte” di Roma da lui fondata nel 1986, nonché del “Festival Internazionale della Chitarra Città di Fiuggi”. Attualmente insegna come docente ordinario al Conservatorio “Gaetano Braga” di Teramo ed insegna chitarra classica presso l’istituto Musicale Pareggiato “Giulio Briccialdi” di Terni.

1) Come prima domanda, vorrei chiederLe, prima di tutto come e quando  è cominciato il suo amore per la musica ed in particolare della chitarra ?
Avevo sette anni ed un mio zio suonava la chitarra, attendevo con ansia la domenica quando le famiglie si riunivano per ascoltarlo suonare, così gli chiesi di insegnarmi qualcosa e lui mi diede una chitarra e mi fece vedere le prime note e i primi accordi. Fu per me una folgorazione e per tutta la settimana chiedevo ai miei se la domenica successiva ci saremmo visti con lo zio. Ogni volta che finivamo la “lezione” lui mi faceva ascoltare un brano particolarmente difficile del suo repertorio. Mi ricordo che mi colpì molto una Malagueña di Tarrega che gli chiesi di insegnarmi, lui mi rispose che era troppo difficile per me e che dovevo avere pazienza… io però ero molto cocciuto così per le successive settimane ogni volta che ci vedevamo gli chiedevo di suonarmela anche 5 volte di seguito, tornato a casa cercavo di riprodurla a memoria e dopo un mese l’avevo imparata alla perfezione. Così una domenica, prima di iniziare la lezione, la suonai, ma lui a quel punto mi disse che non aveva più nulla da insegnarmi e che avrei dovuto trovare un maestro vero. Così i miei genitori mi cercarono un maestro di chitarra…  ma mio zio non suonò più per me…
2) Dalla sua biografia si evince che Lei lavora spesso con altri artisti internazionali: quanto è importante confrontarsi con colleghi di altri paesi per cercare di migliorare la propria musica ?
Credo che l’incontro ed il confronto con artisti di provenienza geografica e culturale diversa sia un enorme arricchimento per la propria conoscenza musicale. Se non avessi girato il mondo da Tokyo a New York, da Parigi a Pechino da Shanghai a Londra, Caracas etc. la mia musica sarebbe stata sicuramente più povera. Ogni artista incontrato o con cui ho collaborato ha lasciato un pezzettino della sua arte dentro di me e probabilmente viceversa. Le mie composizioni sono “storie” narrate con la chitarra e gli incontri le arricchiscono man mano che aumentano!
3) Lei è anche insegnante: ci spiega cosa si intende per metodologia di suoni ed in questo caso per la chitarra ?
Ho scritto il mio primo libro nel 1986 si intitolava “Suonare Eddy Van Halen” ed era una raccolta di pezzi dell’Olandese Volante. Era una pubblicazione  dove erano trascritti i suoi soli in maniera che tutti ci chitarristi che lo avessero voluto avrebbero potuto suonare la sua musica. Al tempo non c’era youtube per vedere cosa facevano fenomeni come lui, quindi il libro era un mezzo per trasmettere la conoscenza dell’artista. La metodologia è quindi un modo di trasmettere una conoscenza in maniere che l’utente la possa recepire e mettere in opera. Fino ad oggi ho scritto oltre 40 libri di chitarra fra metodi e antologie, ed ho trasmesso a centinaia di migliaia di persone la conoscenza di questo strumento e per me questo è motivo di grande soddisfazione. Da tre anni ho poi fondato e dirigo il primo dipartimento di chitarra presente un Conservatorio di Musica Statale, il Gaetano Braga di Teramo, dove al tradizionale corso di chitarra classica si affiancano i corsi di chitarra Jazz, Pop, Rock, Fingersyle, Flamenco, ottocentesca, perché credo sia importante per un giovane che si formi in un conservatorio venire a contatto anche con mondi sonori diversi da quello della sua estrazione.
4) Veniamo al suo ultimo lavoro: “Hammam” è un insieme di stile e cultura. Interessante anche il video che ci sembra molto attuale. Ci parla del significato del brano stesso e di come nasce l’idea del video a cartone ?
Hammam era un brano scritto da me una decina di anni fa. Nel 2009 infatti avevo aperto il concerto di Ennio Morricone all’arena di Belgrado davanti a 20.000 persone nell’ambito del Guitar Art Festival, lì avevo conosciuto il liutista Edin Karamazov che il giorno prima si era esibito con Sting nel concerto di presentazione del loro cd su musiche rinascimentali. L’incontro con questo liutista straordinario unito alle sonorità balcaniche della città mi fece venire l’idea di scrivere qualcosa di orientaleggiante e magari di poter collaborare insieme ad Edin divenuto mio amico. Poi la vita, vivendo in paesi diversi, e l’attività concertistica di ciascuno di noi ha reso impossibile realizzare un progetto comune. Il Lockdown però ha costretto noi artisti a rimanere lontano dai palcoscenici, a casa… così ho ripreso il pezzo e chiesto ad Edin di improvvisare qualcosa sulle mie note con il suo liuto. Ed ecco che la musica ha compiuto la sua magia: la chitarra – iconografia dell’occidente  –  ed il liuto – iconografia dell’oriente – si incontrano. E’ una fusione di note e di culture! L’idea del cartoon nasce dall’impossibilità di incontrarci fisicamente ma ci da anche l’opportunità di veicolare meglio il messaggio di rispetto (parola ricorrente nel video in diverse lingue) che è alla base di un messaggio di pace e di speranza!
Massimiliano Alvino
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