Home Tv Il 19 ottobre RaiPlay ricorda Marco Simoncelli nel decennale della morte

Il 19 ottobre RaiPlay ricorda Marco Simoncelli nel decennale della morte

PHILLIP ISLAND, AUSTRALIA - OCTOBER 15: Marco Simoncelli of Italy and San Carlo Honda Gresini celebrates at the end of the qualifying practice for the Australian MotoGP, which is round 16 of the MotoGP World Championship, at Phillip Island Grand Prix Circuit on October 15, 2011 in Phillip Island, Australia. (Photo by Mirco Lazzari gp/Getty Images)

Il 23 ottobre 2011 moriva Marco Simoncelli. Quella montagna di riccioli, il suo “casco naturale”, non bastò a proteggerlo dalla terribile caduta sul circuito della Malesia. L’immagine del pilota romagnolo esanime in mezzo alla pista di Sepang, mentre il suo casco, quello vero, rotolava via verso l’erba, ammutolì il mondo e tolse ogni speranza.
È dedicata al sogno spezzato di Sic, come tutti lo chiamavano, la terza puntata di “Ossi di Seppia, quello che ricordiamo”, dal 19 ottobre su RaiPlay.

San Carlo Honda Gresini’s Italian Marco Simoncelli falls during the MotoGP free practice session of the Portugal Prix at Estoril’s racetrack on April 29, 2011. AFP PHOTO/JAVIER SORIANO (Photo credit should read JAVIER SORIANO/AFP via Getty Images)


Il pilota, a soli ventiquattr’anni anni, era già una promessa del motociclismo. Era in lotta per la quarta posizione, quando perse il controllo della sua Honda, che scartò verso il centro della pista. Simoncelli le restò aggrappato, scivolò e venne tamponato dalle due ruote del centauro che lo seguiva e che non poté evitarlo né travolgerlo. Sul suo collo, gli evidenti segni delle gomme di una moto che procedeva a trecento chilometri orari. Arrivò in ospedale già in arresto cardiocircolatorio e, alle 11 ore italiane circa, cioè un’ora dopo l’incidente, venne data la notizia del decesso.

The father (C) of Honda rider Marco Simoncelli of Italy is comforted as he waits outside a medical centre where the rider was taken following a crash at the Malaysian Grand Prix MotoGP motorcycling race at Sepang on October 23, 2011. AFP PHOTO / SAEED KHAN (Photo credit should read SAEED KHAN/AFP via Getty Images)


«Non avrei mai pensato di dover raccontare la morte del mio amico Sic» – rivela Paolo Beltramo, storico inviato ai box del motomondiale, voce narrante di questa terza puntata – «Quello che ricordiamo lascia un vuoto enorme che va oltre i confini del motociclismo. E quella morte in diretta, sotto l’occhio delle telecamere, tragicamente regala a Marco la gloria e l’amore della gente che lui aveva sognato».

“Ossi di Seppia, quello che ricordiamo” è la prima serie Tv non fiction dell’era post pandemia, prodotta da 42° Parallelo, una esplorazione emozionale del passato che, in ventisei puntate e altrettanti eventi (che si avvalgono del repertorio tratto dalle Teche Rai e dagli archivi fotografici), ripercorre i fatti che hanno caratterizzato la storia del nostro Paese, che hanno segnato le nostre vite e che rimarranno appunto… quello che ricordiamo.

Massimo Nardin è Dottore di ricerca in Scienze della comunicazione e organizzazioni complesse, docente universitario presso l'Università LUMSA di Roma e l'Università degli Studi Roma Tre, diplomato in Fotografia allo IED Istituto Europeo di Design di Roma, giornalista pubblicista, critico cinematografico, sceneggiatore e regista. È redattore capo della sezione Cinema della rivista on-line “Il profumo della dolce vita” e membro del comitato di redazione di “Cabiria. Studi di cinema - Ciemme nuova serie”, quadrimestrale del Cinit Cineforum Italiano edito da Il Geko Edizioni (Avegno, GE). È membro della Giuria di “Sorriso diverso”, premio di critica sociale della Mostra del Cinema di Venezia, e del Festival internazionale del film corto “Tulipani di seta nera”. Oltre a numerosi saggi e articoli sul cinema e le nuove tecnologie, ha pubblicato finora tre libri: “Evocare l'inatteso. Lo sguardo trasfigurante nel cinema di Andrej Tarkovskij” (ANCCI, Roma 2002 - Menzione speciale al “Premio Diego Fabbri 2003”), “Il cinema e le Muse. Dalla scrittura al digitale” (Aracne, Roma 2006) e “Il giuda digitale. Il cinema del futuro dalle ceneri del passato” (Carocci, Roma 2008). Ha scritto e diretto diversi cortometraggi ed è autore di due progetti originali per lungometraggio di finzione: “Transilvaniaburg” e “La bambina di Chernobyl”, quest'ultimo scritto assieme a Luca Caprara. “Transilvaniaburg” ha vinto il “Premio internazionale di sceneggiatura Salvatore Quasimodo” (2007) e nel 2010 è stato ammesso dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali al contributo per lo sviluppo di progetti di lungometraggio tratti da sceneggiature originali; nell'autunno 2020, il MiBACT ha ammesso “La bambina di Chernobyl” al contributo per la scrittura di opere cinematografiche di lungometraggio.