Il 23 ottobre 2011 moriva Marco Simoncelli. Quella montagna di riccioli, il suo “casco naturale”, non bastò a proteggerlo dalla terribile caduta sul circuito della Malesia. L’immagine del pilota romagnolo esanime in mezzo alla pista di Sepang, mentre il suo casco, quello vero, rotolava via verso l’erba, ammutolì il mondo e tolse ogni speranza.
È dedicata al sogno spezzato di Sic, come tutti lo chiamavano, la terza puntata di “Ossi di Seppia, quello che ricordiamo”, dal 19 ottobre su RaiPlay.
Il pilota, a soli ventiquattr’anni anni, era già una promessa del motociclismo. Era in lotta per la quarta posizione, quando perse il controllo della sua Honda, che scartò verso il centro della pista. Simoncelli le restò aggrappato, scivolò e venne tamponato dalle due ruote del centauro che lo seguiva e che non poté evitarlo né travolgerlo. Sul suo collo, gli evidenti segni delle gomme di una moto che procedeva a trecento chilometri orari. Arrivò in ospedale già in arresto cardiocircolatorio e, alle 11 ore italiane circa, cioè un’ora dopo l’incidente, venne data la notizia del decesso.
«Non avrei mai pensato di dover raccontare la morte del mio amico Sic» – rivela Paolo Beltramo, storico inviato ai box del motomondiale, voce narrante di questa terza puntata – «Quello che ricordiamo lascia un vuoto enorme che va oltre i confini del motociclismo. E quella morte in diretta, sotto l’occhio delle telecamere, tragicamente regala a Marco la gloria e l’amore della gente che lui aveva sognato».
“Ossi di Seppia, quello che ricordiamo” è la prima serie Tv non fiction dell’era post pandemia, prodotta da 42° Parallelo, una esplorazione emozionale del passato che, in ventisei puntate e altrettanti eventi (che si avvalgono del repertorio tratto dalle Teche Rai e dagli archivi fotografici), ripercorre i fatti che hanno caratterizzato la storia del nostro Paese, che hanno segnato le nostre vite e che rimarranno appunto… quello che ricordiamo.