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“Mezzo minuto di raccoglimento”, una collettiva ispirata ad Orazio fino al 12 maggio a Milano

Nell’Antico Oratorio della passione di S. Ambrogio di Milano è in corso, fino al 12 maggio, una mostra intitolata  “Mezzo minuto di raccoglimento” che raduna le esperienze creative di un gruppo di artiste aventi tra loro in comune un modo particolare di confrontarsi e di esprimere con coraggio il loro estro creativo attraverso l’utilizzo di materiali, tecniche e forme tra le più eterogenee.

L’esposizione, alla sua decima edizione é curata dal prof. Cosimo Mero, direttore artistico dell’oratorio, tende ad evidenziare quella necessità di costituire un “ angulus “, una necessità della quale già l’Orazio poeta avvertiva il bisogno allorquando le strutture temporali e spaziali mutavano inesorabilmente a causa di forti cambiamenti epocali.

Alla fluidità del “ tutto “ corrisponde quindi la necessità di uno spazio in grado di salvare l’uomo dal trauma del mutamento e dell’ignoto: l’” angelus “ e “ l’amicizia “ sono quindi in grado di sdrammatizzare ogni pensiero di chi si avventura nel mondo  non dimenticando tuttavia la sua casa, la sua terra, il suo spazio ideale dove può comunque riconoscersi e ricrearsi.

L’” angolo “ di Orazio non è una barriera, non é un confine ma un punto fermo e stabile: la locuzione latina in quest’occasione sta a designare quei luoghi interiori, nei quali, lontano dal caos, si ritrova la serenità e la rigenerazione dello spirito.

Tra le artiste che espongono alla mostra milanese si evidenzia Marilù S. Manzini con due sue opere dal titolo “ Sweet Home “, ispirate dal libro “Il Grande Fratello” di George Orwell, dai film “The Truman Show” di Peter Weir e da “Reality” di Matteo Garrone.

Marilù é modenese, è pittrice, scultrice, fotografa, regista e scrittrice già al suo quinto romanzo; l’ultimo é “La Cura della Vergogna” edizione Bietti attualmente in libreria.

L’artista  ha esposto a Milano alla Fondazione D’Ars ed ha tenuto una personale a Palazzo delle Stelline; nel 2019 ha esposto al Mia Photo Fair due sue foto che hanno molto attratto l’attenzione della stampa e della critica perché relative a quella che può definirsi la sua idea della  “prigionia della propria casa “ che lei stessa ha definito, ironicamente,  “Home sweet home”, un luogo di serenità ma anche una sede di contraddizioni.