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Pare parecchio Parigi, uno scivolone di Leonardo Pieraccioni su una storia che poteva non essere banale

Un vecchio e scanzonato professore che non vede i suoi tre figli da almeno cinque anni li convoca per farli assistere al suo possibile decesso e questi ultimi, normalmente in disaccordo tra loro, convergono sulla realizzazione di un desiderio del padre: quello di andare in viaggio a Parigi insieme a loro.

Un bel soggetto, peraltro riferito ad una storia vera che, però, il regista toscano che comunque ha saputo realizzare di bei film prima di questo, non è riuscito a rendere accattivante perché pur avendo i mezzi a disposizione non ha saputo sfruttarli al meglio, magari facendo ricorso ad episodi concretamente credibili e non così assurdamente impossibili come quelli che la pellicola della quale Pieraccioni è il regista, ci propina.

Eppure il cast del film non è da poco: oltre allo stesso Pieraccioni ( che forse farebbe bene a smetterla di insistere su quelle battute toscane che nel resto d’Italia sembrano avere poco effetto ), compagni di sventura sono Chiara Francini, Giulia Bevilacqua, Massimo Ceccherini ed uno spento Nono Frassica; quest’ultimo però l’unico che mette comunque in mostra il mestiere che si è guadagnato nel corso di tanti anni di carriera e la cui battute lo distinguono sempre come un vero comico.

Il viaggio a Parigi, comunque, ha inizio, in roulotte, ed è organizzato in maniera tale da far credere al professore ( che da l’impressione di non crederci nemmeno lui ) che, partiti da Firenze i quattro siano veramente diretti a Parigi: niente di tutto questo perché il viaggio inizia e si snoda all’interno di un maneggio nel quale Pieraccioni ( al secolo Bernardo ) svolge la sua attività di allevatore di cavalli; una storia, seppur veramente vissuta da altre persone che hanno ispirato il film, che non riesce a divertire  e neppure ad insegnare nulla: senza nemmeno una morale.

Una storia che ha dell’assurdo e che segna purtroppo un punto a sfavore del Leonardo Pieraccioni che eravamo abituati a conoscere con pellicole del genere di “ Il ciclone “ o “ I laureati “ e che, pur potendosi meglio sviluppare sullo schermo, non viene realizzata in maniera da poter decollare a livello almeno di parziale successo dato che vengono descritte scene assurde, ridicole, impossibili come quella degli alci che si “ confrontano “ sullo sfondo di una finta montagna o di una meschina torre Eiffel che si staglia su uno sfondo altrettanto posticcio.

Insomma, una favola per bambini innocenti piuttosto che una commedia che avrebbe potuto essere ben diversamente realizzata.