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Parliamoci chiaro… rifelessioni di una persona comune sulla crisi di Governo

Parliamoci chiaro… rifelessioni di una persona comune sulla crisi di Governo

La crisi di Governo che oggi vede la sua soluzione (si spera), con il voto in Parlamento, è interpretata in vario modo, a seconda delle “prese di partito” , è il caso di dire, e del gioco delle parti che ciascun politico fa, intento a portare accqua e forza alle proprie fila.

Guardare al Presidente del Consiglio come un opportunista, significa rimanere in superfice, significa guardare ai fatti dal punto di vista cinico di chi soffre di impotenza verso un uomo che ha dimostrato una preparazione e una capacità di mediazione mai vista nel nostro Paese negli ultimi 50 anni. Proprio qui il punto, la capacità di mediazione: se a un primo sguardo sembra incoerente governare prima con la destra e poi con la sinistra, è molto più evidente la capacità, non comune, di mettere insieme più anime, anime diverse, per portare avanti un progetto più importante, quello di fronteggiare prima la crisi economica, poi le emergenze pesantissime capitate proprio in questa legislatura. Ricordiamo, solo a titolo di esempio, prima il crollo del Ponte Morandi, ricostruito straordinariamente in due anni, e successivamente la pesantissima emergenza sanitaria dovuta alla pandemia.

Bisogna essere chiari, quale altro uomo o donna presenti oggi in Parlamento, avrebbe affrontato meglio tutte le emergenze che si sono palesate, improvvise e inaspettate? Si può addebbitare a questo Governo la mancanza di un piano pandemico che non è stato aggiornato dal 2016? Certo no. Nemmeno si può addebitare a questo Governo l’incuria delle strade e del Ponte crollato, frutto in verità di anni di incuria e di speculazioni, non di certo imputabili a chi nel Parlamento nemmeno esisteva. Ancora, bisogna ribadire che se la Sanità versa nelle precarie condizioni in cui è, con carenza di personale e di strutture, anche questo è frutto di anni di speculazioni in favore di strutture private che si sono dimostrate inadeguate a fronteggiare l’emergenza sanitaria (vedi i vari Poggiolini, Di Lorenzo &Co).

Tante scelte potevano essere fatte prima, meglio, di certo a psteriori si può criticare, ciò che è evidente ai più, parlando con le persone comuni, anche tra operatori della ristorazione (categoria particolarmente gravata), nessun altro esponente politico, attualmente in Parlamento, avrebbe saputo fare meglio, né potrebbe rappresentarci meglio, in Italia e nel mondo.

Insomma Giuseppe Conte ha conquistato la fiducia piena dei cittadini, risultato niente affatto scontato, visti i molteplici provvedimenti sulle restrizioni che non sono piaciuti nemmeno a chi si è visto costretto ad emanarli.

Una capacità di mediazione, che ha consentito la formazione di un Governo, pur nella diversità di opinioni e principi, forse proprio per la capacità di ascoltare e di dare voce anche ad opinioni e visioni differenti, forse un ascolto anche eccessitivo quando, solo a titolo di esempio, si è voluta riaprire la scuola, consapevoli di avere alle porte una seconda ondata di contagi, pressati dalle opposizioni e da fratture interne.

L’investitura definitiva è arrivata in Parlamento, al Senato, da un inaspettato Mario Monti che, rivendicando la libertà personale di pensiero (come dire senza chiedere nulla in cambio), ha dato non solo sostegno al Governo Conte, ma lo ha investito di una carica importante di guida e di riformatore, come fu De Gasperi. Riconoscendogli le doti di mediatore e di credibilità guadagnata sul campo, in particolare nel contesto europeo, dove non solo è riuscito ad ottenere un sostegno pieno per l’Italia, ma ha dato una spinta propulsiva al cambiamento di rotta della Comunità Europea che ha finalmente messo in atto quelle politiche di sostegno reciproco, principio fondante di un’Europa Unita. Il Primo Ministro, gli va dato atto, ha restituito dignità al popolo italiano, finalmente rappresentato da una persona preparata ed elegante, dopo anni di barzellette, insulti e gesti infantili per cui siamo stati ridicolizzati proprio nel contesto europeo e, direi, internazionale.

Interpretando un sentimento comune, si può sostenere che un atro merito, non trascurabile, del Primo Ministro è aver ridato al popolo un senso di unità, per una volta non legato a un capionato di calcio ma al destino comune collegato, purtroppo, da un destino infausto, ma al contempo prospettando una visione di speranza e di fiducia necessaria a ricostruire guardando al futuro il più vicino e lontano possibile.