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THE MENU

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THE MENU’

Una coppia di ragazzi si incontrano su un molo, sono i clienti, insieme a pochi altri, di una cena esclusiva in un ancora più esclusivo ristorante che si trova su una piccola isola, sia arriva e si parte solo in barca.
Sono ospiti di uno chef un po’ filosofo, un po’ folle, in una serata che vuole sia il suo capolavoro finale, la cena che rappresenta la sua filosofia di cucina con un menù perfetto.
Li porterà nella sua vita, nel suo passato, nella sua disillusione per la vita e per quello che è diventato il suo modo di intendere quella professione: il menù e la cena sono il palcoscenico. Ma lo spettacolo è… particolare e gli ospiti sono parte di quello spettacolo.

Sr: Che ne dici di questo film?
Jr
: Cavolo, davvero non so cosa dire questa volta, ammetto che ero scioccata quando sono uscita dalla sala. Il nostro tavolo è variegato e davvero ricco questa volta. Un’inizio di classe, un sacco di colpi di scena e un finale da brivido condito con un po’ di sano dramma, non manca nulla!
Sr: di certo non era quello che ci aspettavamo! Ed è difficile raccontare qualcosa senza rovinare la visione del film, ma di certo i colpi di scena e i livelli di “lettura” del film non mancano. Come non manca una certa morale, anche se è del tutto particolare.
Jr: Intorno a questo film aleggia un certo mistero come sull’isola in cui sono diretti gli ospiti di questi bizzarri cuochi e chi sa che specialità ci saranno in serbo per loro durante questa cena circondata dal solo buio della notte. Devo dire che mi è sembrato un po’ di essere a Nigger Island se gli amanti di Agatha Christie mi comprendono. E che cos’è una cena alla fine senza un pizzico di follia col colore del sangue?
Sr: È vero, ricorda molto la casa isolata di un libro giallo, in cui succede tutto e niente può entrare e uscire!
Sono molti i riferimenti: che dire dei cuochi e della loro etica e obbedienza che ricordano molto i samurai? O delle caratteristiche dei commensali che sembrano emblema dei vizi?
Jr: Una compagnia di ricchi viziati: un’attore non esattamente prodigio con la sua pseudo ragazza/assistente, due critici gastronomici e due ragazzi spaesati che sembrano evidentemente di troppo nella situazione, dei nostri 9 piccoli indiani che ne sarà? Se si è “cattivi” con il mondo ci sarà un prezzo da pagare? Devo però dire che i cuochi mi hanno stupito, così ordinati e precisi, quasi maniacalmente, posso capire “lo chef” ma loro?
Sr: Loro sono gli allievi, anzi i soldati, dello chef. Devo dire che in quella descrizione della cucina di un ristorante, anche se assai particolare, si percepisce una descrizione in cui certi comportamenti assurdi (anche quando non ci sono scene strane) per il nostro mondo normale scivolano verso il grottesco e quasi il comico. Ma tutti i personaggi sono un po’ estremizzati, tutti hanno qualcosa, un dettaglio, esagerato.
Jr: Verissimo, per esempio anche il fatto che vivano tutti, sia chef che cuochi-soldato, lì sull’isola da un po’ l’idea di una setta religiosa, si percepisce da subito che c’è qualcosa che non va, il cosiddetto “brutto presentimento” che fa una certa ansia fin dal principio. Che ne pensi invece della nostra malcapitata Margot (Anya Taylor-Joy)?
Sr: Lei è il granello di sabbia capace di incastrare tutto l’ingranaggio, ed è anche l’unico ospite che con il suo atteggiamento pratico e concreto riesce a… fare le cose in modo diverso. Gli altri, come dice lo chef, sono parte di uno spettacolo ma non i protagonisti al massimo le comparse se non il paesaggio.
Jr: Concordo pienamente, l’ho sempre apprezzata come attrice, ha questa capacità di rendere propri i personaggi, non è lei che si presta ad interpretarli, sono i personaggi stessi che si adattano a lei. Per questo il film sarebbe diventato quasi banale secondo me senza di lei. Invece il nostro chef (Ralph Fiennes) si conferma nei ruoli dei cattivi, Voldemort per esempio come in tanti ricorderanno, una delle sue performance migliori. Ti ha convinto?
Sr: Si, direi di sì, più che cattivo è un maniaco ossessivo e riesce bene a rendere bene il personaggio: a me è piaciuto molto. Anche perché si confronta con mostri sacri in parti simili come Jack Nicolson in shining o Hantony Hopkins che diventa Hannibal Lecter.
Mi è piaciuta molto anche la cuoca tuttofare, molto brava nel ruolo.
Jr: Si il classico discepolo devoto al suo maestro che farebbe qualunque cosa pur di compiacerlo eliminando qualunque ostacolo si interponga fra loro. Ciò si nota ugualmente nel rapporto degli altri cuochi con lo chef: anche loro lo seguono ciecamente in ogni suo delirio e anzi forniscono suggerimenti al riguardo per completare l’allegria del “menu” in relazione alla vita insoddisfacente dello chef ma alla fine si limitano ad annuire sottomessi nel climax di tensione che si crea perché è quello il loro dovere. Mi stupice però come sia possibile attrarre a sé tanta devozione e sottomissione, costui ha praticamente potere di vita e di morte concessogli volontariamente dai sui discepoli.
Sr: Io l’ho trovata, come dicevo, un po’ grottesca come descrizione, una specie di parodia quasi, con questi personaggi così definiti nei loro caratteri…
Direi che arrivato è il momento in cui pensare prossimo film!

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