Home Moda e Tendenze WineSummer Hits #30 – CASTELLO BONOMI, CUVÉE 1564

WineSummer Hits #30 – CASTELLO BONOMI, CUVÉE 1564

Oggi ultimo appuntamento con WineSummerHits, la playlist dei vini per l’estate scelti da Il Profumo della dolce Vita volge al termine. Per la puntata dei saluti #30 non potevamo che optare su delle bollicine metodo classico. La nostra scelta è ricaduta sulla CUVÉE 1564 di Castello Bonomi.

Castello Bonomi è una sorta di Château della Franciacorta. Sorge alle pendici del Monte Orfano, in uno spettacolare anfiteatro naturale nel comune di Coccaglio e circondato da un parco secolare.

I 24 ettari di vigneti si sviluppano a gradoni fino a raggiungere un’altitudine di 275 metri, sono ancora recintati da muretti a secco risalenti alla metà del XIX secolo, visto che in questa terra di abbazie e priorati già in quell’epoca si producevano “eccellentissimi vini neri e bianchi”.

Il nome Franciacorta, risale al Medioevo, quando a piccole comunità di monaci furono affidati alcuni terreni, esenti (francae) da tasse (curtes), affinché fossero bonificati e coltivati. Inoltre qui, già qualche secolo prima che in Champagne, nasce il primo vino cosiddetto mordace, cioè brioso e spumeggiante, come descritto nel 1570 dal medico bresciano Gerolamo Conforti nel suo “Libellus de vino mordaci”, una delle prime pubblicazioni al mondo sulla tecnica di preparazione dei vini a fermentazione naturale in bottiglie, “vini dal sapore piccante o mordace che non seccavano il palato, come i vini acerbi e austeri, e che non rendevano la lingua molle come i vini dolci”.

La tenuta Castello Bonomi, prende il nome dall’edificio in stile liberty, progettato alla fine dell’800 secolo dall’architetto bresciano Antonio Tagliaferri, di proprietà dell’ingegner Bonomi, che negli anni Novanta diede avvio al recupero dei vigneti terrazzati esistenti, dal 2008 è gestita dai fratelli Roberto e Carlo Paladin, divenendo così una delle quattro tenute della famiglia originaria di Annone Veneto.

I vigneti di Castello Bonomi si trovano in una piccola oasi microclimatica mediterranea, si pensi che sulle mura del castello, anche se ci troviamo Franciacorta, zona morenica della provincia bresciana delimitata dal Monte Orfano, dal Monte Alto e dalle colline de lLago d’Iseo, crescono addirittura rigogliose piante di capperi. Vitigni suddivisi in 24 diversi cru, vendemmiati e vinificati separatamente, in modo da esaltare, attraverso le micro parcellizzazioni, le caratteristiche e l’identità di ogni lembo di terra.

Sempre attenti al territorio e alle radici, in una zona dove la maggioranza delle case spumantistiche predilige Chardonnay e Pinot Bianco, loro si sono impegnati soprattutto nella valorizzazione del Pinot Nero. Affascinante, e molto singolare, proprio la storia del recupero del vigneto CruPerdu di Pinot Nero, scoperto per caso nell’estate del 1986 dallo chef de cave Luigi Bersini, che scorse, tra edere ed arbusti selvatici, alcune piante di vite. Il bosco, negli anni, si era impossessato di una porzione di terreno nascondendo un vecchio vigneto di un clone di Pinot Nero particolare e ricco di frutto, e così Luigi ne promosse il recupero.

Oggi da questo vigneto si ricava uno dei Franciacorta simbolo di Castello Bonomi, appunto il CruPerdu, che insieme a Satèn, Rosé, Millesimato, Cuvée Lucrezia e Lucrezia Etichetta Nera, Cuvée del Laureato, rappresentano le 100.000 bottiglie prodotte di Franciacorta all’anno. Le altre 50.000 afferiscono alla gamma di vini fermi a denominazione Curtefranca.

Inoltre Castello Bonomi ha anche una piccola produzione di spumanti metodo classico, non a denominazione, da Erbamat. La cantina fu una delle cinque aziende che dieci anni fa decise di appoggiare la più grande sfida intrapresa nel territorio dal Consorzio di Tutela: recuperare e valorizzare l’antico vitigno autoctono bresciano Erbamat, citato per la prima volta nel 1564 da Agostino Gallo, agronomo italiano del Cinquecento nel libro, Le vinti giornate dell’agricoltura et de’ piaceri della villa, in cui definisce Erbamat, al tempo “albamate” così: “Albamate, atteso che fanno vin più gentile d’ogni altro bianco: ma perché tardano à maturare, non è perfetto sin’al gran caldo, & più quando ha passato un anno. Ma taccio le altre uve bianche, per havervi ragionato delle migliori”.

Grappolo di Erbamat di Castello Bonomi

Si iniziò con lo studio per valutare le caratteristiche di questo vitigno, elevata acidità e maturazione tardiva,con due finalità: compensare gli effetti dei cambiamenti climatici sulla qualità dei vini e valorizzare una viticoltura di territorio dove anche il patrimonio di autoctoni gioca un ruolo importante.

I risultati furono molto interessanti, e grazie al sovrainnesto di alcuni filari di viti nelle cinque aziende sperimentali, già nel 2011 si ebbe una prima produzione di Erbamat. Castello Bonomi fu l’unica a vinificare separatamente queste uve e, per questa scelta, è oggi l’unica azienda a disporre di una verticale di annate dalla 2011. A dimostrazione dell’investimento in questo progetto, Castello Bonomi ha impiantato un nuovo vigneto a Erbamat, e l’ha valorizzato producendo la CUVÉE 1564, protagonista di giornata, che contiene ben il 40% del vitigno autoctono franciacortino, che non si può fregiare delle denominazione Franciacorta , poiché oggi da disciplinare l’Erbamat è previsto nella misura massima del 10%. Chissà, forse vedendo i risultati di Castello Bonomi, il Consorzio di Tutela del Franciacorta poteva e doveva essere più audace

CUVÉE 1564 VINO SPUMANTE DI QUALITÀ

La CUVÉE 1564 ha un uvaggio composto da 40% Erbamat, 30% Pinot nero e 30% Chardonnay, una combinazione che coniuga l’acidità dell’Erbamat, la struttura del Pinot Nero e l’eleganza dello Chardonnay. In basa all’andamento dell’annata la percentuale di Erbamat presente può leggermente variare, ma mai scendere al di sotto del 30%.

Rispetto a Chardonnay e Pinot Nero, l’Erbamat si presenta con un grappolo dalle dimensioni più importanti, ed essendo un vitigno a maturazione tardiva, la sua vendemmia avviene circa un mese dopo rispetto alle altre varietà.

L’uva viene pressata intera e la resa tendenzialmente non supera il 50%. La fermentazione e il successivo affinamento avvengono in serbatoi di acciaio inox a temperatura controllata; successivamente i vini vengono mantenuti sulle fecce fino all’arrivo della primavera successiva. Non viene effettuata la fermentazione malolattica. L’affinamento in bottiglia minimo è di 48 mesi, ma in media ci resta quasi 5 anni.

Alla vista si presenta di colore giallo paglierino con luminosi riflessi verdognoli e dal perlage fitto e molto persistente. Il bouquet olfattivo è dotato di rara eleganza ed equilibrio, la delicatezza dei fiori bianchi si sposa perfettamente con i sentori della frutta tropicale, mentre note agrumate si fondono a lievi accenni di pasticceria. Al palato emerge la spiccata componente acida, tipica del vitigno Erbamat, abbinata a un’ottima persistenza e una marcata sapidità.

Eccellente come aperitivo, perfetto con antipasti a base di salumi tipici del territorio come, ad esempio, il salame di Montisola e la Ret. Si sposa egregiamente con piatti a base di pesce di lago come la tinca al forno, il pesce persico o il luccio | Per gustarlo al meglio servire ad un temperatura di 6°C. Si consiglia di berlo in un ballon flute, il calice con la coppa a forma di palloncino, adatto per spumanti metodo classico e Champagne. Da bere subito, ha un buona longevità.

CASTELLOBONOMI.IT
Crediti Fotografici: Castello Bonomi – Tenute in Franciacorta Società Agricola a r.l.
"Milanese d’adozione con radici napoletane, Wine Writer e Sommelier, crea il suo “Keep in Wine” per necessità di “rimanere in contatto” con l’eno-mondo condividendone ogni nuova e straordinaria esperienza e per permettere a chi lo legge di essere sempre aggiornato sugli eventi in programma e su quelli avvenuti, affascinando i lettori con racconti, aneddoti, curiosità e retroscena prendendosi anche la libertà di esprimere le sue preferenze, perché il bello del vino (e non solo), come sostiene Antonio, è che non c’è mai un giusto o sbagliato, buono e cattivo, ma solo tanto personalissimo gusto! Nella vita si occupa di altro, forse con la stessa enfasi ma di certo non con la vocazione che ritrova davanti ad un buon bicchiere di vino. Tolta la cravatta del matematico e consulente, blocco alla mano e reflex al collo, non perde occasione per annotare storie, percezioni e sapori oltre che immortalare volti, dettagli e colori che ogni sorso gli trasmette. Iscritto all’albo ASA – Associazione Stampa Agroalimentare Italiana, gruppo di specializzazione dei giornalisti di settore, collabora con diversi Magazine enogastronomici. Giudice nelle commissioni d’assaggio di Concorsi Enologici."