Home Cinema La settima onda, storia di un pescatore e di un incontro

La settima onda, storia di un pescatore e di un incontro

Tanino è un pescatore che vive con una scombinata famiglia in un paese di mare del Sud d’Italia, un ragazzo cresciuto tra fatiche,delusioni, offese di tutti i tipi, carico di problemi familiari e personali che la povertà nella quale trascina la sua esistenza non gli consente di affrontare e, quindi, di risolvere.

Ci prova in tutti i modi, anche con l’aiuto di un suo caro amico ( Vittorio, un eccellente, pacioccone Antonio Iuorio ) con il quale condivide i frutti della povera pesca che ogni notte portano a casa; Vittorio è un uomo di buon cuore, cristallino, pulito, ma non riesce da solo ed all’interno di un ambiente veramente ostile, a trovare soluzioni per far si che Tanino ( un bravo ed appassionato Francesco Montanari ) esca dall’impasse che condiziona la sua vita.

Ad un certo momento della travagliata cita del pescatore Tanino accade un qualcosa che potrà rivoluzionare la sua esistenza: l’incontro con un cineasta appassionato ( Saverio, Alessandro Haber ) e da questo incontro nasce una simbiosi ideale che renderà conscio Tanino che si, esiste una possibilità di recupero, di speranza.

Ma la speranza che si accende nello spettatore che percepisce una utilità per il protagonista della storia non è fatta soltanto di rose e fiori, anzi lo sviluppo del dialogo che si instaura tra i due è alquanto denso di ostacoli, anche per la distanza culturale che li divide e per il disagio che Tanino percepisce nei confronti di Saverio che, comunque, tenta in ogni caso di aiutarlo.

Liti familiari all’interno di una coppia condizionata dalla madre di lei che sfociano in una fuga da casa di Tanino, una moglie, Sara ( Valeria Solarino, bellissima ed estremamente efficace nella parte ) distrutta dal dolore e dal disagio verso sua madre ( Lavinia, l’unica che a volte porta a casa uno stipendio ), interpretata da un’ottima Imma Piro ) e, infine, dopo che Tanino per sopravvivere cade in mano alla mafia, la morte di Saverio, un vero e proprio suicido del quale non ci sentiamo, a questo punto, di rivelare lo scopo.

Film affascinante per la narrazione di una cruda storia senza tempo e per gli sfondi azzurri e bellissimi del mare che ospita la vicenda, resi perfetti dalla bella fotografia di Sebastiano Celeste e che la dedizione del regista, Massimo Bonetti, esalta e dedica alle intenzioni di Alessandro Haber di ricordare, con questo film, l’opera del suo drammaturgo preferito, Luigi Pirandello.

Le musiche di Pericle Odierna sottolineano agevolmente lo svolgimento di una storia che appare dedicata alla precarietà del lavoro, all’amore per il cinema, alla umana solidarietà.

Come hanno sottolineato Alberto Da Venezia e Giuseppe Milazzo il film è, con grande coraggio che di questi tempi merita apprezzamento, autoprodotto.