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Cattiva Coscienza

Cattiva Coscienza

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Filippo e Lucia stanno per sposarsi, lui è il classico bravo ragazzo che fa sempre la cosa giusta, anche con un futuro suocero insopportabile e anche se non è felice: è la sua coscienza che glielo dice. Lo dice in senso letterale: Otto è la sua coscienza senziente e separata da lui che gli parla e lo guida durante il giorno. Capita che Otto lasci solo per qualche ora Filippo e tanto basta per far entrare nella sua vita ordinata e incorrotta un’incasinata Valentina che riporta le passioni e la voglia di vivere le emozioni.
Il film racconta i due piani: la vita reale e il mondo delle coscienze, separati ma non troppo. Un passaggio c’è, come ci sono passioni e vizi del tutto umani anche nel mondo delle coscienze.
La storia e la trama sono ben costruiti, non la classica commedia con la vita di tutti i giorni raccontata da un film. Filippo è Filippo Scicchitano che forse ricorderete come Leo di Bianca come il latte, rossa come il sangue, Otto è Francesco Scianna, il Peppino di Baarìa, Matilde Gioli è l’incasinata e affascinate Valentina, Alessandro Benvenuti è lo svagatissimo Eriberto, ma non sfigurano di certo Beatrice Grannò (Luisa), Giovanni Esposito (Trentanove) e Caterina Guzzanti (Dodici).
Un film ben riuscito, non scontato, che riesce a raccontare di amore e passioni ma anche di anima e coscienza da un punto di vista diverso e non banale: una bella idea.
E tu Junior che dici di questo film italiano? Dopo tanti film di Hollywood…

Jr: Difficile essere obbiettivi in situazioni come queste. Generalmente detesto il cinema italiano: troppi cliché e stereotipi che qui non mancano, Roma è onnipresente e seppur ne comprenda il fascino esistono anche moltissime altre realtà. Fatta questa premessa la storia è ben costruita, il “centro di controllo” ricorda vagamente Iside Out ma l’originalità della storia è evidente. Il linguaggio è quello del cartone animato, personaggi un po’ buffi e portati quasi al ridicolo. La morale c’è in tantissime sfumature: le coscienze dovrebbero rappresentare l’ideale giusto per eccellenza ma fin da subito si capisce che la linea fra giusto e sbagliato è talmente sottile che la scelta corretta non esiste. Otto e Dodici si scontrano da subito: è meglio essere integerrimi ma tristi o felici e un po’ scapestrati? Neanche le coscienze sanno rispondere, figurarsi gli esseri umani!

Sr: Che il cinema italiano strizzi troppo l’occhio alla tradizione del passato è fuori discussione, come anche che ci sia un certo tipo di cinema di sinistra con la sua morale moraleggiante, ma in questo no: è decisamente diverso.
Sposta l’idea e il messaggio su di un piano diverso giocando con il rapporto fra le due realtà anche se devo dire che in un paio di scene mi è sembrato di sentire le parole di Guccini: “Paura delle idee di gente libera, che soffre, sbaglia e spera”.

Jr: Sinceramente l’ho vista più superficialmente, il film è carino ma non mi ha fatto impazzire più di tanto. Non sono riuscita a prenderlo sul serio, ha un’aria quasi comica che stride in certe parti. C’è un mix di generi: commedia, romantico, fantasy e chi più ne ha più ne metta, forse un po’ troppo.

Sr: Magari si vede in questo film più che in altri che siamo di generazioni diverse, io sono cresciuto quando c’era ancora un po’ delgi anni ’60, tu negli anni 2000 ed il mondo era più simile a quello di adesso.
Ma hai ragione a dire che mescola diversi stili, a me non è dispiaciuto per niente ma capisco che possa fare un po’ di confusione, proprio di linguaggio della storia.
Altra cosa che mi è piaciuta è che fa un po’ il verso ad un certo genere di spiritualità molto tecnica che si vede adesso, molto ragionata sul principio di causa ed effetto piuttosto che sull’idea del sacro. A me questo ha divertito parecchio.

Jr: Sicuramente in questo momento sono evidenti le differenze di epoca. Tu lo trovi profondo e spirituale a me sembra nella migliore delle ipotesi una commedia che ricorda un cartone, non è divertente? Secondo me almeno un po’ lo è. La pensiamo in modo così diverso eppure nella sala ci eravamo tutti e due e abbiamo visto il medesimo film. Certamente è interessante come situazione, in genere la nostra percezione è più simile. Tornando al film vero e proprio mi sono sembrati simpaticissimi i personaggi di Giovanni Esposito (trentanove) e del suo umano. Una coppia bizzarra quanto inseparabile che alla fine strappa un sorriso inevitabilmente.

Sr: Non proprio profondo, più un senso di critica e se vuoi di prendere in giro un certo modo di intendere la spiritualità. Un modo intelligente di immaginare la cosa e un modo diverso di parlare di anima o di interiorità se preferisci. In un mondo in cui tutti sono convinti di avere un’anima e un corpo e che queste siano entità separate e disgiunte non fa male una storia del genere.
Meravigliosi sia Eriberto (Alessando Benvenuti) che 39 (Giovanni Esposito) i loro personaggi sono spassosissimi e insieme funzionano alla grande.
Ma cosa dici: ti stai un po’ ricredendo sul cinema italiano? ci sono dei film che vale la pena di vedere cosa dici?

Jr: Non tanto, devo essere sincera. Nella mia lista dei preferiti occupa sempre l’ultimo posto. Non mi piace come linguaggio, ma questo ovviamente non esclude che possa piacere e che sia un genere da rispettare. Chiaramente dipende anche dalla pellicola, c’è ne sono di migliori e peggiori come in tutti i generi ma alla fine a me risultano sempre noiose e banali. È come se a un quarto di film avessi già visto tutto e il resto fosse solo qualcosa in più.

Sr: Credo che un po’ tu abbia ragione: il modo con cui sono costruite le sceneggiature ha spesso l’aria del tema in classe, inizio, svolgimento e finale. Questo lo rende indubbiamente con poco appeal per i giovani, e anche per i meno giovani.
Ma cose carine ne abbiamo viste, anche se ho percepito che questa non sia per te particolarmente in quel gruppo.
Vedremo la prossima!

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