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LADY BIRD quando la leggerezza ha spessore

Un articolo, o in questo caso specifico una recensione – che poi altro non è che un saggio critico -, deve essere per sua natura impersonale. Quanto meno deve apparire il più possibile oggettiva, priva di faziosità e di compiacimento. Ma col cinema, purtroppo o per fortuna, quella che per molti è obiettività, entra spesso in corto circuito con il proprio sentire e percepire. Attraverso le immagini. Attraverso uno o più personaggi con cui diventa impossibile, talvolta, non identificarsi. Ecco perché, alla luce dell’età (poco più di vent’anni) di chi sta scrivendo, risulta complicato prendere le distanze da un film come Lady Bird di Greta Gerwig.

Christine “Lady Bird”(una strepitosa Saoirse Ronan) è una giovane studentessa della cattolicissima Sacramento in procinto di diplomarsi. E’ una ragazza svampita, ma brillante. Si misura con le sue prime cotte, i cambiamenti improvvisi di amicizie e nuove conoscenze. Di altri e di se stessa, soprattutto. Molto complice il padre, più coriaceo il rapporto che ha con la madre. Il suo sogno è trasferirsi a New York, per studiare in una facoltà prestigiosa.

Il primo impatto è di avere di fronte un teen movie di buona fattura, ma senza grossi colpi di scena o particolari elementi originali. Una storia vista e rivista che fa l’occhiolino al Wes Anderson di Moonrise Kingdom e al Linklater più indie. Più si va avanti, però, è più Lady Bird ci costringe all’immedesimazione. Un personaggio, il suo, che vive di disorientamento; di problemi legati all’approccio con l’altro sesso, ma anche di ambizioni e ribellioni interiori. Un film che tocca in modo grazioso e sottile la quotidianità all’interno del nucleo familiare. Un padre più accondiscendente e permissivo, che bussa alla porta prima di invadere la privacy della figlia. Una mamma rigida, spigolosa, che usa spesso toni ammonitori ma che sa essere protettiva e attenta. Ma la Gerwig racconta con delicatezza anche la crisi della middle-class americana. Lo fa con toni leggeri, poco invadenti e mai retorici, ma in numerose sequenze è palese il tentativo della regista di dare rilievo alle difficoltà economiche in cui versa la famiglia e l’innocente tendenza al risparmio materiale. Profondamente intelligente e a volte spietatamente cinico Lady Bird è un’opera che sa farsi amare nella sua interezza. Si sorride di momenti grotteschi, ma ci si commuove, in fondo, anche per un semplice “Ti voglio bene mamma”.

Luca Di Dio