Home Cinema BARRIERE e la forma smagliante di Denzel

BARRIERE e la forma smagliante di Denzel

Troy è un netturbino di Pittsburgh, ma prima di diventarlo è stato una promessa del baseball. E’ la Storia ad averlo messo alle corde impedendogli di sfondare nel mondo dello sport. Vive da diciotto anni con la moglie Rose e il figlio Cory – che si sta facendo strada nel football – e ha un altro figlio, un musicista jazz, avuto da una relazione extraconiugale. Si prende anche cura di suo fratello, rimasto colpito in guerra e adesso completamente deficitario dal punto di vista intellettivo. Ma le relazioni tra i membri della famiglia si dimostreranno tutt’altro che morbide e l’armonia subirà un brusco arresto.

Barriere è forse il titolo più “azzeccato” che questo film, diretto e interpretato dall’attore-monumento Denzel Washington potesse richiedere. Gli spazi dove i nostri protagonisti si muovono sono infatti così chiusi e angusti da toglierci talvolta il fiato fino a farci implorare di essere riportati in strada a godere della luce del sole annusando l’odore dell’asfalto caldo. Tutto è circoscritto invece nel cortile di casa, dove Troy sta costruendo uno steccato per Rose, elemento, questo, che vuole certamente rimandare alla costrizione dell’uomo e alla sofferenza a cui conduce inevitabilmente. Con una sceneggiatura a metà fra teatro e cinema Barriere si presenta come un vero e proprio kammerspiel dove Washington cerca di perseguitare i personaggi e, con l’aiuto dei movimenti di macchina, di seguire i loro passi e mostrarci i loro sguardi, fonte di emozioni e dissidi. Quello che però colpisce è la potenza dei dialoghi, perfettamente calibrati in modo da costruire una crescita di supense e sorpresa davvero efficace.

La ricchezza di quest’opera deriva però dai contenuti alti che mette in scena diligentemente. In un momento storico in cui il Presidente degli Stati Uniti si fa beffa delle minoranze etniche, degli intellettuali e del popolo afroamericano Barriere arriva puntuale sugli schermi per ricordarci che sono proprio i muri che azzerano e rendono vana l’esistenza. A partire dal sogno di Cory di diventare un giocatore di football professionista, alla frustrazione di Troy per non essere riuscito ad emergere, tutto diventa vittima della “barriera”. La barriera come elemento reale e al contempo metaforico che impedisce di realizzare i propri sogni e di trovare il coraggio necessario per perseguirli.

Grande attenzione, inoltre, è prestata agli aspetti sociali connessi agli afroamericani, che abbandonano stavolta un impianto retorico per misurarsi con la loro natura più profondamente storica e umanizzante.

Barriere è un in sostanza un film sui desideri e sulle passione abortite. E’ una pellicola che vuole mostrarci un mondo di sofferenze ma con la pretesa che al tempo stesso lo spettatore rinunci alle tenebre e si lanci a cuore aperto nella luminosità della vita.

Luca Di Dio