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“ Beate “ opera prima cinematografica di Samad Zarmandili dal delicato gusto socio economico e politico

Uscirà in sala il prossimo 30 agosto l’opera prima cinematografica del regista Samad Zarmandili, già noto al pubblico televisivo per la serie “ Squadra Antimafia “ che Canale 5 trasmette da tre anni, dal titolo “ Beate “, che fa pensare di tutto, dalla santità alla vera e propria beatitudine materiale ma che è invece un social altamente educativo e non privo di risvolti riguardanti la stretta attualità sia morale che politica.

Un bel lavoro con il quale Antonio Cecchi, Gianni Gatti e Salvatore Maira, gli autori del soggetto, descrivono le peripezie affrontate da un gruppo di operaie che lavorano in un piccolo stabilimento che produce lingerie e che i proprietari del quale vorrebbero delocalizzare in Serbia trasferendolo dalla sua collocazione nel Polesine.

Si potrebbe dire che la questione è di scottante attualità ma, anche se questo è purtroppo vero, essa è caratterizzata da un particolare elemento costituente il life motiv della veramente accattivante pellicola che vede per protagoniste anche un gruppo di suore, si proprio di suore, che contribuiscono a conferire alla storia un’anima tutta al femminile.

In breve: lo stabilimento nel quale lavorano le ragazze sta per chiudere come pure è minacciato di chiusura il convento milleduecentesco delle suore della Beata Armida perché il candidato sindaco alle elezioni comunali va in giro promettendo che l’edifico verrà trasformato in albergo a cinque stelle; scatta così una faticosa ed avventurosa collaborazione tra operaie e suore le prime capitanate dalla bellicosa Armida ( il cui nome le venne imposto per insistenza di una sua zia suora del convento nel quale è venerata la spoglia della Beata dal nome omonimo che, però, non sembra le siano mai stati attribuiti miracoli ) e lo sparuto staff di suore che tendono in ogni modo a far si che si compia un “ miracolo “ che faccia salire agli onori della beatitudine effettiva della venerata salvando così il convento.

L’argomento esposto non è di semplice e pedissequa lettura perché la graziosa storiella è farcita da elementi caratterizzanti di ordine socio economico, politico, religioso ma soprattutto umano: una combinazione ben assortita di tante importanti motivazioni è una miscela esplosiva che va dal comico al sociale, dall’umano alla constatazione che l’economia di massa che caratterizza la nostra epoca è dannosa e disumana; inoltre la commedia appare come una tirata d’orecchi ai sindacati che le operaie dello stabilimento “ Veronica “ nemmeno consultano.

Il cast: spicca tra tutte le donne che lo formano il personaggio di Armida, l’operaia non la Beata, al quale da corpo e volto una splendida Donatella Finocchiaro in grado di trasmettere le emozioni di donna, di mamma, di amante scontenta che rappresenta; ma non meno brave ed importanti appaiono tutte le altre, da Veronica ( la proprietaria dello stabilimento, interpretata da Anna Bellato che sa rendersi simpaticamente antipatica proprio come il padrone che se ne frega dei problemi delle dipendenti che intende buttare a mare ), a Maria, a Maresa, a Tina, Iole e Rachele rispettivamente impersonate da Orsetta Borghero, Silvia Grande, Cristina Chinaglia, Licia Navarrini ed Eleonora Panizzo.

Per non parlare delle suore, un gruppo dal regista veramente ben assortito e “ gestito “ da una madre superiora del tutto particolare che riesce ad ammalarsi nel corso di un incendio, alle altre consorelle: Suor Caterina, Suor Restituta, Madre Amara, Suor Prediletta, Suor Gina Arcadia e Suor Mirna che corrispondono ai nomi di Maria Roveran, Lucia Sardo ( speciale nella parte della zia di Armida ),Betti Pedrazzi, Felicité Mbezel, Silvia Munga, Glauca Virdone.

Per la scelta dei personaggi e per l’assegnazione delle parti va rivolta al regista Samad Zaramandili una particolare menzione perché si è rivelato particolarmente abile nell’incarico affidatogli direttamente dal produttore Dario Formisano che con un appassionato intervento nel corso della conferenza stampa di presentazione del film svoltasi al Nuovo Sacher di Roma ha raccontato le vicissitudini e gli ostacoli egregiamente superati da parte di tutto il cast.

Ma il film non si svolge tutto al femminile: a parte il vescovo ed il suo fariseico assistente, molto degna di menzione è la parte assegnata a Paolo Pierobon, Loris il tuttofare dello stabilimento che si adatta a fare il commesso, il pseudo direttore, il rappresentante ed anche il “ consolatore “ di Armida l’operaia, di questa costituendo il suo odio-amore, splendido nella versione di rappresentante di commercio che si “ sacrifica “ con una venditrice di lingerie per riuscire a risollevare le sorti di una tentennante produzione.

Particolarmente buono il sottofondo musicale che ha per protagonista una bellissima canzone di Sandro Ciotti e di Dario Fo, musicata da un notevole Enzo Jannacci nel 1965 dal titolo “ Veronica “, come lo stabilimento di produzione in pericolo.

Bella, forse scontata, la conclusione che vede tutti contenti, anche le suore e la Beata Armida che finalmente sarà degna di tanta qualifica.

Molto ben condotta e programmata la sceneggiatura con un’ottima scelta delle location che determinatamente è stata spostata nel Veneto arricchito dalla originaria progettata Sicilia, proprio per evidenziare che laddove la ricchezza è lampante è altrettanto lampante la disumanità.

Il film è stato già presentato al nono BIF&ST di Bari dove è stato accolto da un caloroso successo ed al XIV Santa Marinella Film Fest.