Home Cinema IL FILO NASCOSTO l’apice di PTA

IL FILO NASCOSTO l’apice di PTA

Le doti di Paul Thomas Anderson come regista e sceneggiatore si sono manifestate sovente: Boogie Nights Il Petroliere gli esempi più lampanti. Uno scivolone, forse, solo con Vizio di forma; opera caotica, presuntuosamente delirante e lisergica. Con Il filo nascosto si può però parlare di apice creativo. Siamo a Londra nel dopoguerra. Un magistrale Daniel Day-Lewis, di cui è auspicabile la vittoria agli Oscar come miglior attore protagonista, riveste il ruolo del celebre stilista Reynolds Woodcock (personaggio moderatamente ispirato allo spagnolo Cristobal Balenciaga) che subisce una improvvisa fascinazione nei confronti di Alma: una cameriera immigrata. Tutta qua, se vogliamo, la trama di un film che si regge certamente sulla sua geometria e su una fotografia impeccabile, ma che sta in piedi soprattutto grazie ai personaggi che vi si agitano all’interno. Reynolds, che riempie ogni scena con la sua elegante fisicità, è un carattere perfettamente stratificato e sfumato. Ne emerge una figura maniacale, glaciale, amante delle donne e delle loro insicurezze, ma probabilmente incapace di amarle, rispettarle – almeno convenzionalmente. PTA indaga le sue paturnie, senza mai giudicarle, di uomo ambiguo e turbolento, ossessionato in modo anomalo dalla sorella Cyril e dal ricordo della madre precocemente defunta. E poi Alma, personaggio femminile alla Ophuls per intensità e toni drammatici, che vive con Reynolds un desiderio amoroso folle che la induce ad azioni altrettanto folli e inconsulte. Una donna che lotta ferocemente, anche se celatamente, contro ogni ostacolo che si frappone fra lei e il suo amore nella disperata ricerca di una relazione più chiusa e non soggetta ai vizi, alle distrazioni e alle malinconie di un artista, prima che uomo. E anche tutti i personaggi di contorno, mere comparse o dal minor rilievo narrativo, altro non fanno che arricchire le caselle di un mosaico sulla società britannica di quegli anni: la nobiltà spocchiosa, la borghesia arricchita e il proletariato – tutto al femminile – rappresentato dalle sarte di Woodcock. Il filo nascosto è con ogni probabilità il miglior film di Paul Thomas Anderson, e forse, anche uno dei più belli di questa prima parte della stagione cinematografica.

Luca Di Dio