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“Garbatella”, il nuovo brano dei CantOStorie

CantOStorie
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Se è vero che attraverso la passione possono nascere le cose belle, questo è ciò che è accaduto ai componenti del duo CantOStorie, Valentina Ambrosio e Andrea Orchi. Lei avvocato, lui appassionato di astrologia, due mondi molto lontani l’uno dall’altro.

A farli incontrare ci ha pensato il destino e soprattutto un grande amore che hanno in comune: la musica. Entrambi suonano uno strumento: Valentina il pianoforte, si è diplomata in solfeggio presso il conservatorio di Terni come privatista, ha una grande abilità nella composizione come Andrea, che suona molto bene anche la chitarra; il suo forte è mettere insieme le parole sulle note di una canzone. Tra loro è nata un’autentica e preziosa collaborazione che con il tempo, ha dato modo a entrambi la possibilità di crescere e confrontarsi. In due anni, il duo ha all’attivo una decina di brani scritti insieme che saranno presentati nei prossimi mesi, in attesa che in futuro, possibilmente la prossima primavera, sia pubblicato un album.

In questi giorni, su tutte le piattaforme digitali è disponibile l’ultimo successo Garbatella. E siamo qui a parlarne insieme a Valentina.

Parliamo del vostro progetto. Come avete avuto la possibilità di conoscervi?

 Tutto è iniziato quasi per caso e per volontà del destino. Io sono una compositrice, scrivo prevalentemente musica e un amico che abbiamo in comune mi aveva suggerito di mettermi in contatto con Andrea, che non avevo la più pallida idea di chi fosse con lo scopo di avere qualche dritta per la stesura dei testi. Così gli ho fatto una telefonata e lui, che al contrario sapeva già tutto, mi ha dato un primo appuntamento per l’indomani che era venerdì. Ancora oggi quella del venerdì è rimasta un’abitudine. Quello è il giorno in cui entrambi cerchiamo di mettere da parte i nostri doveri di lavoratori per concentrarci su ciò che amiamo di più.

Tu ti ritieni più musicista o cantante?

Ad essere sincera il mio obiettivo sarebbe quello di scrivere per altri. Poi… devo anche ammettere che se qualcuno mi mette un microfono in mano canto volentieri, anche perché se uno scrive e riesce a riproporre con la propria voce le proprie emozioni, sarà più semplice individuare un artista o al limite un certo tipo di pubblico a cui rivolgersi.

E Andrea?

Anche lui è prevalentemente un musicista. Viene dal pianoforte, poi però si è evoluto attraverso la chitarra. Il suo intervento mi ha aiutato molto nella ricerca di ritmiche differenti che un chitarrista è in grado di sentire dentro se stesso. Ha il grande pregio di essere molto ermetico. A lui bastano poche parole, quelle giuste, per riuscire a esprimere un concetto. A volte capita che lo prendo un po’ in giro perché magari, ci possono essere delle circostanze in cui ciò che lui intende con due parole può richiedere una spiegazione. Ma è un piacere lavorare con lui.

E adesso veniamo a te Valentina. Tutto è cominciato attraverso di lui oppure hai fatto qualche cosa anche prima?

Ti rivelo una cosa: io ho cantato prima di parlare. Mi piaceva imitare le melodie che sentivo intorno a me, soltanto dopo ho iniziato a dire mamma e papà. Ho scritto il mio primo inedito all’età di 2 anni. Si chiamava La neve, a 4 anni ho partecipato allo Zecchino d’oro e già dai 10 scrivevo della musica che mi arrangiavo da me attraverso i sequencer dell’epoca. Ho anche avuto l’occasione di collaborare con una casa discografica che aveva apprezzato le mie canzoni, poi però ho preferito non inciderle per via di alcuni particolari che non mi erano piaciuti.

Ho partecipato alle selezioni per il talent Amici, che a quei tempi si chiamava Saranno Famosi e sentivo che quella svolta avrebbe potuto segnare un grande cambiamento. Quando mi hanno proposto una sfida per accedere al programma però, stavo già frequentando l’Università e in quel momento un avvenire sicuro era prioritario rispetto a un sogno. Così mi sono laureata e oggi mi divido tra musica e lavoro. A me basta un momento di pausa, una boccata d’aria, un minuto in toilette per liberare la mente e pensare alla mia musica. Mi torna in mente Paolo Conte, l’avvocato che ad Asti aveva iniziato la sua attività in uno studio e faceva di tutto pur di tenere in piedi due attività. Io ho sempre il mio bel da fare: mi commissionano jingle, musiche originali per professionisti, per aziende, per podcast e per siti.

Un giorno ho scritto un brano intitolato L’amore non fa così contro la violenza sulle donne. Avrei voluto che lo cantasse Fiorella Mannoia anche se non c’è stato il modo di entrarci in contatto. Così, alla fine l’ho cantato io, proponendolo al Cantagiro 2022.

Vi confesso che ho avuto la tentazione di tirarmi indietro vedendo tanti ragazzi che presentavano i loro successi così commerciali e conformi ai gusti del mercato. La mia era una canzone impegnata e temevo che nessuno la gradisse. Invece con mia grande sorpresa, sono arrivata seconda. Ecco la prova che la musica vera, anche quella fatta attraverso un’emozione che ti concede una singola nota di pianoforte, non ha nulla a che vedere con i soldi che girano intorno alla comunicazione commerciale per i fruitori.

Quali cantautori hanno influenzato la tua musica?

Io amo molto il musical pop-rock americano che è un grande punto di riferimento. I tre personaggi che non possono mancare sono Elton John, i Queen e Michael Jackson. Il mio cantante italiano preferito è Fabio Concato.

Parliamo di “Garbatella”

È un brano molto allegro e solare, potrebbe essere quasi un tormentone. Basta solo accennare il ritornello e ti dovrebbe entrare subito nella testa.

Come direbbe Proietti È ‘na tattica

Assolutamente, per avere una speranza bisogna agire anche così.

Garbatella è nato facendo una passeggiata. Ho appuntato su un foglietto un paio di idee che avevo per il testo, ho scritto sul telefono quello che poteva essere il ritornello poi l’ho sviluppato a quattro mani con Andrea ed è venuta fuori la storia di due persone completamente assorbite dai loro problemi che però ritrovano la serenità attraverso la bellezza ed il fascino di un quartiere che li accoglie a braccia aperte.

Io non la conoscevo bene. Per me è stata una scoperta. Ci sono dei posti pieni di alberi, è verde. Sembra di stare a Londra. Inoltre mi hanno molto colpita i grandi graffiti con delle poesie scritte. Certo, ci sono altri quartieri di Roma in cui trovi cose simili, ma lì è tutto molto delicato, molto poetico.

Hai provato la stessa emozione da qualche altra parte?

Roma è tutta bella. Frequento il quartiere Prati per via del mio lavoro. Spesso la sera passeggio intorno al Tevere su cui si specchia l’Isola Tiberina e vedo delle luci suggestive che tendono al giallo illuminare la strada, creando un’emozione che io chiamo Effetto seppia che non so per quale motivo, mi riporta indietro nel tempo.

È il giallo il tuo colore preferito?

Mi piace, ma se dovessi dirti quale è il mio colore preferito sono combattuta tra rosso e verde.

Quali altre canzoni ci sono nel vostro cassetto?

Ne abbiamo tante. Ultimamente abbiamo partecipato al Festival Je so pazzo con una canzone che si chiama Sole e luna, che ha uno stile molto diverso rispetto a Garbatella. Io poi presenterò un brano da solista che si chiama Onda, dedicata al viaggio di un bambino di 5 anni in gommone. So che la tematica è molto triste, però mi sta molto a cuore e allora sento il bisogno di riportarla con la giusta attenzione che merita.

Presto faremo uscire altri brani che ancora sono sigillati e a meno che non ci sia qualcuno disposto ad interpretarli al posto nostro, ci metteremo la nostra voce.

Non abbiamo nessuna fretta, né urgenza. Noi lo facciamo per il piacere di farlo, sempre con la fiducia che prima o poi si ritorni a restituire la giusta importanza che merita la buona musica.

Prima c’erano poche persone che nella vita volevano fare questo mestiere con tantissime cose da dire. Adesso la situazione si è capovolta: sono in tanti e lo fanno soprattutto per la fama e per i soldi. Eppure, quei 15 minuti di gloria non è detto che siano sinonimo di talento. Una cosa bella è tale perché in grado di restare nel tempo.

Cosa ha di bello la buona musica?

 Lo si capisce chiudendo gli occhi e ascoltando chi canta, suona e ti invia un certo tipo di messaggio. Questa persona può essere di qualsiasi caratteristica fisica (grassa, magra, bella o brutta). Se sei capace di coglierne la bellezza, il resto non conta. Basta ascoltare.

 

Eugenio Bonardi