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Il cinema racconta Paolo Rossi

Paolo Rossi

Raccontare i campioni dello sport sfruttando il cinema è un’occasione per farli conoscere a chi non ha potuto viverli. Dopo i successi di Mi chiamo Francesco Totti e Gol’è, dedicato al cammino della nazionale italiana ai mondiali dell’82, arriva un film dedicato interamente a Paolo Rossi.

Un racconto affascinante, dedicato alla vita del Paolo Rossi uomo, ma soprattutto a quella di Pablito, il giocatore che sapeva sin da bambino ciò che desiderava: fare del calcio la propria ragione di vita e una professione. Il film ne ripercorre le tappe principali, dall’esordio come semplice dilettante nel Santa Lucia, una piccola frazione a nord di Prato, fino al trionfo dei mondiali in Spagna, che lo hanno definitivamente reso il grande campione che ancora oggi conosciamo e amiamo. Non mancano preziosi contribuiti come filmati d’epoca ed interviste inedite di altri colleghi come Baggio, Maradona, Platini e Falcao.

La scelta dei registi è stata quella di focalizzare i successi e tante altre piccole delusioni di cui Pablito si è reso protagonista a cavallo tra gli anni ’70 e gli ’80.

In quel periodo le vite del calciatore e del nostro paese scorrevano nella stessa direzione. Mentre l’obiettivo del popolo italiano era riprendersi da un periodo difficile e violento, Pablito, scontati due anni di squalifica a causa dello scandalo scommesse, si apprestava a tornare in campo per la prima volta al fianco di una nazionale dove nessun altro lo voleva, fatta eccezione per il commissario tecnico Enzo Bearzot.

Nelle immagini, il talento di Pablito, la passione di una squadra pronta a tutto pur di centrare il risultato, l’entusiasmo dei tifosi e le dichiarazioni di un inguaribile ottimista come Sandro Pertini, sono testimonianza di una vittoria, simbolo di rinascita di cui tutti sono stati protagonisti. In quel 5 luglio 1982, il calciatore ha avuto la sua rivincita segnando ben 3 gol nella partita contro gli apparentemente imbattibili brasiliani. Quei 90 minuti cambiarono l’opinione pubblica. La coppa del mondo vinta una settimana dopo si è resa simbolo di una nuova era, nella quale tornava finalmente a farsi vedere “l’Italia che crede, lotta e spera”, utilizzando le parole usate proprio da Paolo Rossi nel film.

Nel finale non manca un po’ di amarezza nel ricordare, oltre alle vittime di una tragica partita di Champions tra Juventus e Liverpool, anche un calcio che sembra quasi scomparso. Oggi come allora, il gioco più praticato e seguito al mondo resta lo stesso, ma l’eccessiva presenza dei media, gli interessi e i soldi che vi girano intorno, lo hanno reso un business spietato. I giocatori hanno dimenticato cosa significa attaccarsi a una maglia o ad un team dove possano nascere profonde amicizie. Soprattutto per un giocatore come Pablito che ha ricordi stupendi con i compagni del Vicenza e della Juventus il rammarico è grande.

Il docufilm L’uomo, il campione, la leggenda, diretto a quattro mani da Gianluca Fellini e Michela Scolari, sarà in sala a partire dal 5 luglio, il giorno in cui celebreremo il quarantennale della storica vittoria ai danni del Brasile. Potrebbe essere più un documento sul calcio giocato ai tempi di Paolo Rossi che il ritratto di un giocatore, ma proprio per questo consente di guardare il nostro paese in quegli anni attraverso gli occhi di un grande campione.

 

Eugenio Bonardi