Home Cinema E’ NELLE SALE “SILENCE”, ALTRO CAPOLAVORO DI MARTIN SCORSESE

E’ NELLE SALE “SILENCE”, ALTRO CAPOLAVORO DI MARTIN SCORSESE

“SILENCE” di Martin Scorsese. Come può Dio ignorare le sofferenze dei suoi apostoli in Giappone ( e nel mondo )? Martin Scorsese ce lo spiega con un grande film basato su tutta una serie di similitudini che fanno veramente riflettere: l’ossessionante ricerca di Padre Rodrigues ( Andrew Garfield, bravissimo ) sulla misteriosa scomparsa di un gesuita che negli anni 1600 raggiunse il Giappone per introdurvi la fede cattolica non è altro che la concretizzazione più pura ed evidente di ciò che la nostra religione definisce “ fede “; e lo fa con tutta l’arte di quel grande regista che è, ben supportato, oltre che dal Garfield, anche da uno stupendo Adam Driver nella parte di un altro padre gesuita, padre Francisco Garupe e da un altrettanto grande Liam Neeson che interpreta il gesuita scomparso padre Chistovao Ferreira.

Padre Rodirues è l’immagine vissuta, in forma religiosa, di un idealista concentrato su se stesso, convinto di conoscere la verità che, dopo tante sofferenze vissute e vicissitudini superate deve suo malgrado ammettere di essere uno dei tanti cristiani che per sopravvivere nel Giappone del 1700, deve accettare la propria umanità

Dicevamo di similitudini: che dire della figura di Giuda vestito da un qualunque Kichijro giapponese che più volte tradisce, abiura, calpesta Dio per essere perdonato dai giapponesi e che poi, però, sempre, ricorre al padre Rodrigues per confessarsi? Una similitudine di una delicatezza eccezionale che nel corso dello svolgimento del film magari non capisci ma che, quando nel corso di un dialogo tra il ritrovato padre Ferreira e padre Rodrigues si rivela per tale ti induce a riflettere ed anche a perdonare ma tenendo presenti i dubbi che insorgono dentro di te dopo aver assistito al dialogo, un dialogo che ti fa comprendere come, forse, tra le due religioni, quella buddista e quella cristiana, non vi sia effettivamente quel grande divario ideologico che fino ad ora abbiamo pensato esistesse.

Non a caso “Silence” sembra sia stato prima visionato da alcuni vescovi, alcuni dei quali pare non abbiano condiviso il parere di Scorsese sull’apostasia, tema dominante del film, ma comunque qui il fenomeno della rinuncia ( forzata ) alla fede cattolica è esposto in maniera delicata, sensibile, tale da far comprendere gli atteggiamenti di quel Giuda di  cui abbiamo detto sopra: l’apparente tradimento della fede cattolica è un vero e proprio atto d’amore verso Dio e gli uomini, un modo concreto per la penetrazione della nostra religione in un Giappone arcaico e sotto certi aspetti ancora chiuso, anche se ad onor del vero l’ordine dei Gesuiti fondato nel 1530 da Ignazio di Loyola è oggi il più grande ordine religioso al mondo e forse il più concretamente impegnato nella evangelizzazione proprio nel continente asiatico attraverso l’utilizzo dei mezzi di insegnamento, della ricerca culturale e della difesa dei diritti umani e della giustizia sociale, proprio i temi che Martin Scorsese ha trattato in questo film tratto dal romanzo di Shusaku Endo pubblicato, con grande successo, in Giappone nel 1996 ed a lui pervenuto tramite l’arcivescovo americano Paul Moore.

Quell’apostasia commessa da padre Ferreira nel 1700 abiurando alla fede cattolica e sposando una donna giapponese vedova venne all’epoca interpretata come un tradimento, un rinnegare la fede ma due suoi allievi, proprio padre Rodrigues  e padre Garupe narrati nel film, non credettero allora a quella rinuncia, a quel “ tradimento “ e convinsero i loro superiori ad inviarli in Giappone, dal Portogallo, per cercare il loro maestro apparentemente e misteriosamente scomparso; le vicissitudini, le pene, gli orrori patiti nel corso della ricerca sono trattati nel film in maniera talmente cruda da sembrare incredibili, con  personaggi apparentemente incredibili che con sofisticati e terribili mezzi di tortura tentavano, spesso riuscendoci, di sradicare i tentativi di introdurre in quella terra la religione cattolica.

Le prime e propedeutiche riprese del film risalgono niente meno che alla fine degli anni ’80 quando  Scorsese aveva in mente un diverso adattamento per lo schermo del libro di Edo: vari problemi hanno impedito di portare a termine prima l’imponente lavoro che secondo le sue intenzioni avrebbe voluto dimostrare che il cristianesimo è basato sulla fede, una fede che però si è andata adattando ai tempi concretizzando un apparente paradosso: l’adattamento ai tempi significherebbe dubitare della fede per come inizialmente nasce nell’animo: Scorsese dimostra invece che fede pura ed adattamento ai tempi che corrono è un reciproco nutrirsi, una fede vera che padre Rodrigues fa divenire il più luminoso esempio di fede cattolica in un paese che lotta spietatamente contro il cristianesimo in un trionfo di allegorie prima fra tutte quella che ci mostra un Giuda come uno dei più grandi dilemmi dell’umanità e che attraverso dì lui vede padre Rodrigues imparare dolorosamente come l’amore di Dio verso l’uomo sia ancor più misterioso di quanto lui stesso possa pensare.

Malgrado la storia abbia per protagonista il Giappone le locations utilizzate per la sceneggiatura non sono ambientate nella terra dei Samurai, ma principalmente a Taiwan vuoi per i costi eccessivi che girare in Giappone avrebbe comportato che per evidenti possibili difficoltà di ordine religioso: Taiwan è geograficamente vicina al Giappone, ha un clima ed un paesaggio simile ed è ben attrezzata per le produzioni cinematografiche; così il 31 gennaio 2015 è partita la definitiva produzione del film, che ha dovuto comunque affrontare grandi difficoltà logistiche anche riferite al tempo atmosferico molto variabile che ha creato difficoltà nelle riprese date le continue variazioni di luce e metereologiche.

Nonostante le avverse condizioni Scorsese, da grande maestro quale è, ha girato scene drammatiche ed emozionanti come quella dell’incontro tra i due missionari arrivati dal Portogallo in un villaggio o quella dei Samurai che arrivano in un villaggio per prendere alcuni ostaggi per farli abiurare: scene che l’ottimo direttore della fotografia, Roderigo Prieto, ha dichiarato dotate di una particolare autenticità, di assoluta verosimiglianza tanto per quanto concerne i riti religiosi descritti che per quanto inerente il periodo storico ( ricerche di Marianne Bower ).

Certo, una attenta visione della pellicola fa insorgere senz’altro dubbi sui dogma della Chiesa: la fede aiuta l’uomo ad affrontare la vita, ma che cosa è la fede? Questa è, dal mio punto di vista, la maggior riflessione indotta nello spettatore e tale riflessione, da parte del regista, è stata egregiamente espressa con la macchina da presa dopo aver riflettuto sulle possibili modalità espressive per parecchi anni; il risultato è un grande film, di eccezionale portata anche documentaristica, assolutamente da non perdere “Silence” è nelle sale italiane dal 12 gennaio scorso.