Home Cinema Recensioni Film Riccardo Scamarcio innocente o colpevole? Nel film “Non sono un assassino”

Riccardo Scamarcio innocente o colpevole? Nel film “Non sono un assassino”

Riccardo Scamarcio innocente o colpevole? Nel film “Non sono un assassino”

Visto stamani in anteprima stampa al cinema Adriano di Roma “Non sono un assassino” (la cui anteprima internazionale e la conseguente conferenza stampa si terranno al BIF&ST, Teatro Petruzzelli, il prossimo 28 aprile; due giorni dopo, il 30, il film uscirà nelle nostre sale).

Tratto dal best-seller omonimo di Francesco Caringella edito da Newton Compton, sceneggiato (assieme a Paolo Rossi) e diretto da Andrea Zaccariello, prodotto dalla Pepito di Agostino Saccà e dalla Viola Film di Alessandro Passadore, con Rai Cinema e in collaborazione con la Madeleine di Carlo Macchitella, “Non sono un assassino” ha per protagonista assoluto Riccardo Scamarcio, bravo nel restituire la viscosa ambiguità del vice questore Francesco Prencipe, il suo personaggio. Non meno sorprendenti Giorgio, l’avvocato borderline di Edoardo Pesce, e l’integerrimo giudice Giovanni Mastropaolo di Alessio Boni, qui trasfigurato in una maschera di lucida e trattenuta tensione.

I componenti di questo variegato terzetto sono amici da sempre, dai tempi della scuola, quando si aprivano alla vita, alle ragazze e alla musica rock degli Emerson, Lake & Palmer. Poi, chi in maniera lineare (Giovanni), chi altalenante (Giorgio), chi oscura (Francesco) hanno fatto carriera nelle reciproche discipline e si sono legati ad una donna. Più donne, cominciando da quelle degli amici, per l’irresistibile e magnetico Francesco.

Il mistero sulla cui vita, a partire dall’omicidio di Giovanni che apre film ed inchiesta e dalle gravi accuse a suo carico che lo potrebbero portare all’ergastolo, si infittisce mano a mano che procedono le indagini della PM Paola Maralfa, interpretata da una magistrale Claudia Gerini (che qui addirittura asseconda il reale abbassamento di voce del periodo delle riprese, dando vita ad un personaggio di raro spessore, fragile e implacabile allo stesso tempo).

Chi è Francesco? Vittima o carnefice? Burattino o gran burattinaio? Bugiardo di professione, per necessità o per incoscienza?

Forte delle interpretazioni maiuscole e originali del quartetto di grandi attori (cui si aggiunge uno straordinario e velenoso Vincenzo De Michele, tra l’altro applaudito cantante di tante irresistibili performance ironiche al Teatro Ristorante Napul’è di Roma), il regista Zaccariello si muove agile tra gli spazi e i tempi vissuti, rivissuti e forse mistificati da Francesco.

Tale vortice investigativo – di una coscienza prim’ancora che di una scena del crimine – cattura e seduce lo spettatore, catapultandolo in dimensioni lontane e contraddittorie; ma rischia di implodere su se stesso, appesantito da un abuso immaginifico che frammenta, allunga e infine confonde – a tratti gratuitamente – la narrazione, per giunta copiosamente condita con un’ampia parte del capolavoro live degli ELP “Pictures at an Exhibition”.

Massimo Nardin è Dottore di ricerca in Scienze della comunicazione e organizzazioni complesse, docente universitario presso l'Università LUMSA di Roma e l'Università degli Studi Roma Tre, diplomato in Fotografia allo IED Istituto Europeo di Design di Roma, giornalista pubblicista, critico cinematografico, sceneggiatore e regista. È redattore capo della sezione Cinema della rivista on-line “Il profumo della dolce vita” e membro del comitato di redazione di “Cabiria. Studi di cinema - Ciemme nuova serie”, quadrimestrale del Cinit Cineforum Italiano edito da Il Geko Edizioni (Avegno, GE). È membro della Giuria di “Sorriso diverso”, premio di critica sociale della Mostra del Cinema di Venezia, e del Festival internazionale del film corto “Tulipani di seta nera”. Oltre a numerosi saggi e articoli sul cinema e le nuove tecnologie, ha pubblicato finora tre libri: “Evocare l'inatteso. Lo sguardo trasfigurante nel cinema di Andrej Tarkovskij” (ANCCI, Roma 2002 - Menzione speciale al “Premio Diego Fabbri 2003”), “Il cinema e le Muse. Dalla scrittura al digitale” (Aracne, Roma 2006) e “Il giuda digitale. Il cinema del futuro dalle ceneri del passato” (Carocci, Roma 2008). Ha scritto e diretto diversi cortometraggi ed è autore di due progetti originali per lungometraggio di finzione: “Transilvaniaburg” e “La bambina di Chernobyl”, quest'ultimo scritto assieme a Luca Caprara. “Transilvaniaburg” ha vinto il “Premio internazionale di sceneggiatura Salvatore Quasimodo” (2007) e nel 2010 è stato ammesso dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali al contributo per lo sviluppo di progetti di lungometraggio tratti da sceneggiature originali; nell'autunno 2020, il MiBACT ha ammesso “La bambina di Chernobyl” al contributo per la scrittura di opere cinematografiche di lungometraggio.