Home Cinema Festival / Eventi “Te l’avevo detto” di Ginevra Elkann alla Festa del Cinema di Roma

“Te l’avevo detto” di Ginevra Elkann alla Festa del Cinema di Roma

Valeria Bruni Tedeschi, Valeria Golino, la regista Ginevra Elkann e Alba Rohrwacher al Rome FF (Foto di Massimo Nardin)

Stamani alla diciottesima Festa del Cinema di Roma – Rome Film Fest, dopo la prima assoluta a Toronto, anteprima stampa di “Te l’avevo detto”, opera seconda di Ginevra Elkann.
È gennaio ma Roma ribolle a causa di un’anomala ondata di calore. La temperatura aumenta insieme con le tensioni, le ansie e le nevrosi degli abitanti. A cominciare dai protagonisti: Gianna (una Valeria Bruni Tedeschi più sanguigna, acida e combattiva del solito), una donna di mezza età dibattuta tra le ossessive pratiche religiose, il rapporto castrante con la figlia bulimica Gianna e… il rancore viscerale contro Pupa (una brava, coraggiosa e autoironica Valeria Golino), una pornostar in voga negli anni ottanta che adesso si rifugia nella chirurgia estetica, nei social e in locali di terz’ordine. Padre Bill (un granitico e disturbante Danny Huston) è un prete italo-americano che riscopre l’eroina grazie anche all’imminente confronto-scontro con la sorella (una sorprendente Greta Scacchi), venuta in Italia per dare degna sepoltura alle ceneri della loro madre. Infine Caterina (un’Alba Rohrwacher che non si distacca abbastanza dai ruoli passati), una ragazza madre alcolista che lotta contro la propria dipendenza per riottenere la custodia del figlioletto, in affido permanente all’ex marito (un convincente Riccardo Scamarcio). L’afa esaspera le fragilità personali e i conflitti tra i personaggi…

 

Il cast artistico di “Te l’avevo detto” nella conferenza stampa del Rome FF (Foto di Massimo Nardin)

 

I bravi interpreti, il ritmo concitato e il gusto per l’iperbole non bastano per raccontare una storia e i suoi personaggi, mentre la notevole fotografia “pittorica” di Vladan Radovic, nebbiosa e pastello, potrebbe essere efficace nella restituzione dell’afa ma viene sconfessata subito dall’imperante vestiario invernal-primaverile.
Tanti nomi noti e numi tutelari (compare anche il padre Alain all’interno di un bus), poca sostanza; le quattro vicende naufragano tra dialoghi inverosimili e cervellotici voli pindarici, regalano qualche momento riuscito ma rimangono tutte sospese, tradite da ambizioni esagerate, promesse non mantenute e lussi che solo autori autentici dentro narrazioni potenti possono permettersi (le ceneri nel cesso).

 

 

Momenti della conferenza stampa di “Te l’avevo detto” al Rome FF (Foto di Massimo Nardin)

Massimo Nardin è Dottore di ricerca in Scienze della comunicazione e organizzazioni complesse, docente universitario presso l'Università LUMSA di Roma e l'Università degli Studi Roma Tre, diplomato in Fotografia allo IED Istituto Europeo di Design di Roma, giornalista pubblicista, critico cinematografico, sceneggiatore e regista. È redattore capo della sezione Cinema della rivista on-line “Il profumo della dolce vita” e membro del comitato di redazione di “Cabiria. Studi di cinema - Ciemme nuova serie”, quadrimestrale del Cinit Cineforum Italiano edito da Il Geko Edizioni (Avegno, GE). È membro della Giuria di “Sorriso diverso”, premio di critica sociale della Mostra del Cinema di Venezia, e del Festival internazionale del film corto “Tulipani di seta nera”. Oltre a numerosi saggi e articoli sul cinema e le nuove tecnologie, ha pubblicato finora tre libri: “Evocare l'inatteso. Lo sguardo trasfigurante nel cinema di Andrej Tarkovskij” (ANCCI, Roma 2002 - Menzione speciale al “Premio Diego Fabbri 2003”), “Il cinema e le Muse. Dalla scrittura al digitale” (Aracne, Roma 2006) e “Il giuda digitale. Il cinema del futuro dalle ceneri del passato” (Carocci, Roma 2008). Ha scritto e diretto diversi cortometraggi ed è autore di due progetti originali per lungometraggio di finzione: “Transilvaniaburg” e “La bambina di Chernobyl”, quest'ultimo scritto assieme a Luca Caprara. “Transilvaniaburg” ha vinto il “Premio internazionale di sceneggiatura Salvatore Quasimodo” (2007) e nel 2010 è stato ammesso dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali al contributo per lo sviluppo di progetti di lungometraggio tratti da sceneggiature originali; nell'autunno 2020, il MiBACT ha ammesso “La bambina di Chernobyl” al contributo per la scrittura di opere cinematografiche di lungometraggio.